Dall’Olanda ci giungono notizie di una band dal nome tanto originale quanto assurdo, stiamo parlando dei Pac-Man Ate My Donut e del loro album d’esordio autoprodotto intitolato Disparity. A detta della band il genere di riferimento è un mix tra metalcore e deathcore, anche se secondo noi tale definizione sta molto stretta al gruppo: ascoltando il disco vi accorgerete anche della fortissima contaminazione djent. Il progetto, composto da tre pazzi di nome Arthur Bruinse (voce e chitarra), Boris Stipdonk (chitarra e basso) e Frans Garssen (batteria), nasce nel lontano 2011 sulle ceneri di un’altra band, ma solo adesso possiamo apprezzare il loro lavoro d’esordio. Vale la pena spendere due parole, per dare l’idea dei soggetti di cui stiamo parlando, sull’artwork irrazionale, caratterizzato da una ciambella gocciolante sopra un labirinto. Di sicuro non passa inosservata, una cover del genere.
Disparity prende il via con la seconda traccia “Husk”: riff pachidermici e breakdown si alternano sotto una chitarra solista discretamente ispirata. Dal punto di vista tecnico e compositivo i seguaci di Pac-Man sono ineccepibili e riescono a far divertire l’ascoltatore. Il frontman Bruinse è molto bravo ad alternare i growl più cavernosi con degli scream acutissimi, così da dare più varietà all’ascolto, anche se, visto il genere, qua e là non avrebbe mal figurato qualche clean vocals in più, episodi rari nel disco e solamente di contorno. “Spores” è la tipica canzone che live potrebbe fare sfracelli, connotata com’è da riff carichi di groove in grado di far pogare chiunque. Gli assoli e gli sweep di stampo melodic death bilanciano egregiamente i riff mastodontici della band; buoni anche i passaggi prog, armoniosi ed ariosi. Altri brani degni di nota sono “Irreversable”, “Converge” e “Haematochezia”, tutti e tre notevoli per potenza, violenza, groove e breakdown sincopati. L’album scorre abbastanza bene nel complesso, pur facendo uso a più riprese di qualche tipico cliché del genere.
Tutto sommato si tratta di un buon disco d’esordio per questo gruppo di brillanti nerd olandesi. Disparity non sarà un album rivoluzionario del genere, la sensazione di già sentito è evidente (August Burns Red, Parkway Drive?), ma non è assolutamente da buttare. Se in futuro i Pac-Man Ate My Donuts approfondiranno maggiormente il lato prog / djent della loro proposta potranno sicuramente fare un bel passo in avanti e togliersi qualche soddisfazione.
7.0
(Autoproduzione, 2015)
01. Intro
02. Husk
03. Inspiration To Fly
04. Spores
05. Irreversable
06. Progression
07. Convergence
08. The Age Of Fire
09. Sanity Of A Mad Man
10. Haematochezia
11. Evelynn
12. Divergence