Tempo fa avevamo recensito Roads To The North, recente fatica dell’instancabile polistrumentista americano Austin Lunn anche conosciuto sotto il moniker Panopticon. A solo un anno di distanza dall’ultimo lavoro ci ritroviamo davanti al suo successore con la speranza di approcciarci ad una release di eguale qualità e, perché no, forte di un lavoro di lima necessario per alcuni aspetti del già ottimo predecessore.
Autumn Eternal si pone come album terminale del ciclo iniziato nel 2012 dal grezzo Kentucky; decisamente degna di nota è l’evoluzione a livello artistico intrapresa dalla one man band nel corso di soli tre anni. Trademark di mr. Lunn è sempre stato un folk / black metal di molto debitore a nomi quali Agalloch, Drudkh e Primordial, riuscito in breve tempo ad acquisire una personalità propria assimilando elementi atmosferici propri della recente ondata post-black a cui si possono ascrivere Wolves in the throne Room e Fen.
Il nuovo LP non si discosta dalla tradizione, differendo dai precedenti più a livello concettuale che di sound. L’ “autunno eterno” del titolo si traduce in un’atmosfera più leggera ed ariosa, ottenuta grazie a chitarre dal suono ben ripulito ed una produzione decisamente sopra la media per un album black (con particolare enfasi sulle pelli, da sempre strumento principale e favorito di Lunn); non vanno a mancare numerosi momenti dall’alto tasso di epicità, grazie al vasto assortimento di strumenti folk, altro fattore che aveva contribuito in modo significativo al successo dei precedenti album. Un chiaro difetto si può trovare nella mancanza di aggressività evidente in alcuni dei momenti più puramente black metal del disco (vedasi “Sleep To The Sound Of Waves Crashing”), a riprova del fatto che non bastano blast beat e scream soffocati ad infondere specifici passaggi della ferocia che da sempre ha contraddistinto il genere. In questo, Autumn Eternal pende eccessivamente verso l’anima più intimista, ragionata e meno ferale, del progetto Panopticon.
L’altra faccia della medaglia va a ricercarsi nel fatto che le parti folk, ora come mai, siano notevolmente più complesse e meglio integrate nel contesto. I numerosi crescendo atmosferici costituiscono qui il fulcro del disco tutto piuttosto che un elemento secondario come in passato, mutando a tratti in veri e propri climax presi deliberatamente in prestito dalla corrente post rock più moderna. E anche cliché, purtroppo.
In conclusione, Autumn Eternal si presenta come un lavoro dalle forti tinte atmosferiche e carico di un mood ben definito; Panopticon è un progetto che ha oramai raggiunto una lodevole maturità artistica, ma è opportuno specificare che non pochi potrebbero storcere il naso di fronte al chiaro “ammorbidimento” del sound in questa release.
(Bindrune Recordings, 2015)
1. Tamarack’s Gold returns
2. Into The North Woods
3. Autumn Eternal
4. Oaks Ablaze
5. Sleep To The Sound Of The Waves Crashing
6. Pale Ghosts
7. A Superior Lament
8. The Winds Farewell7.0