Il death metal di qualità torna a Bologna, a qualche mese di distanza dallo storico Deathcrusher Tour e solo pochi giorni dopo l’aperitivo a base grind offertoci dai Magrudergrind. I protagonisti questa volta sono Suffocation e Cattle Decapitation, ancora una volta insieme dopo il fortunato tour del 2012. Se per i primi il giochino del “chi canta questa volta?” è l’unico motivo di curiosità in una serie di concerti sempre ugualmente impeccabili, per i secondi bisogna notare come assistere alle loro performances voglia dire essere testimoni di un pezzo di Storia del death metal che sta venendo scritto in questi anni. L’ascesa dei Cattle Decapitation al ruolo di nuovo “nume tutelare” del death metal tutto sembra inarrestabile, grazie a dischi (pensiamo all’ultimo The Anthropocene Extinction ma soprattutto al precedente Monolith of Inhumanity) che, mescolando in maniera magistrale classico e moderno, stanno ridefinendo le regole del gioco e le qualità minime richieste per parteciparvi. Ma bando alle ciance: ecco il resoconto di questo formidabile “death metal party”.
Live Report a cura di Exhumed, Nicolò Alfei, Orla e Ico
Fotografie di Michela Olivieri
SUFFOCATION + CATTLE DECAPITATION
+ Abiotic + Monument Of Misanthropy
Alchemica, Bologna
10 / 03 / 2016
MONUMENT OF MISANTHROPY – a cura di Exhumed
Il locale è popolato all’incirca della metà della sua capienza complessiva quando si impossessano del palco gli austriaci Monument of Misanthropy, act di formazione piuttosto recente (parliamo della metà del 2012) dedito ad un brutal death metal piuttosto classico ispirato dalla scuola americana. Dopo uno spartano e rapito soundcheck i Nostri partono all’assalto sciorinando una dopo l’altra le tracce salienti del loro full-length di debutto, intitolato Anger Mismanagement. La loro è un’esibizione scolastica senza alti né bassi: in ogni caso la resa è buona, la violenza sonora e la pioggia di blast-beats scatenata dal combo austriaco risulta comunque efficace e si presta perfettamente a “scaldare” il pubblico in attesa delle due band principali. Inoltre, alcuni dei brani proposti aveva quel taglio squisitamente old-school che ha provveduto a soddisfare anche i deathsters di età più avanzata, non molto avvezzi alle nuove trovate iper-tecnico/moderne di certe formazioni. In una parola, possiamo dire: promossi.
ABIOTIC – a cura di Nicolò Alfei
Puntuali come un orologio svizzero, alle 21:30 salgono sul palco i floridiani Abiotic, band giovane di stampo technical death metal, a metà strada tra Obscura e Rings Of Saturn. Il bell’Alchemica piano piano si sta riempiendo, e i Nostri cattivoni di Miami sono vogliosi di far sentire al pubblico bolognese i brani del loro sophomore album Casuistry. Cambi di tempo, ritmiche impossibili e growl gutturali si abbattono sulle allenate orecchie del pubblico felsineo; in particolare, siamo rimasti sbalorditi dalla padronanza tecnica del signor Vazquez, bassista del gruppo, che si è esibito in tapping e sweep ai limiti dell’impossibile. Per il resto, la mezz’oretta a loro disposizione vola via abbastanza velocemente senza infamia e senza lode, anche se è giusto segnalare come gli Abiotic rendano meglio dal vivo piuttosto che su disco. Ad ogni modo, dopo il loro show l’audience è decisamente pronta per Cattle Decapitation e Suffocation: che la mattanza abbia inizio.
CATTLE DECAPITATION – a cura di Orla
Il tempo di un cambio palco piuttosto breve e subito sentiamo ergersi minacciosi gli echi preparatori di una formazione che non conosce compromesso alcuno. Appena entrati, il muro sonoro eretto dagli americani investe in pieno il locale, che finalmente si riempie a dovere e viene pervaso dalla furia distruttrice dei Cattle Decapitation. Travis Ryan, per quanto sembri paurosamente invecchiato negli ultimi anni, si conferma un animale da palcoscenico, che coinvolge con le sue movenze “storte” (e siparietti di simil- derivazione Lars Petroviana) che accompagnano ogni singolo growl o scream proveniente dalla sua ugola. Si alternano senza sosta brani presi da quasi tutta la discografia della band anche se principalmente, e giustamente, sono in maggior numero quelli prelevati dagli ultimi tre splendidi dischi. Brani come “The Harvest Floor” o “We Are Terrible People” si alternano piacevolmente a “Manifactured Extinct” e “The Carbon Stampede” senza mai lasciare un attimo per respirare, se non qualche breve e fugace pausa. Unica pecca di uno show altrimenti perfetto è stata l’equalizzazione sproporzionata che ha esageratamente favorito i bassi a scapito degli alti, seppellendo alle volte l’ascia di Josh Elmore nei momenti di maggiore brutalità. Tutto ciò non ha comunque impedito di godersi lo spettacolo di una band che, come detto in apertura, sta davvero ridefinendo i confini del genere stesso. In aggiunta, rendersi conto di assistere al live dei Cattle Decapitation ed avere di fianco i membri dei Suffocation ad assistere, dopo chissà quante date insieme, all’esibizione dei loro compagni di tour non ha prezzo! Pienamente promossi, manco a dirlo.
SUFFOCATION – a cura di Exhumed
Un altro cambio di palco tutto sommato agile, una decina di minuti dedicati a soundcheck ed aggiustamenti vari ed ecco, senza tanti preamboli, i leggendari Suffocation salire sul palco dell’Alchemica, con l’arduo compito di dover quanto meno eguagliare l’appena terminata ottima esibizione dei Cattle Decapitation. Anche questa volta latita lo storico singer Frank Mullen, sostituito egregiamente dal mitico Ricky Myers, batterista in forza a Disgorge e Sarcolytic: insomma, non hanno preso il primo che capitava! Lo show parte con un brano tratto da Pinnacle of Bedlam, ultima fatica discografica della band, e subito gli animi si scaldano e parte il pogo nelle prime file, andando man mano estendendosi sino a metà sala. Dopo tanti anni i Suffocation si riconfermano maestri indiscussi nonché piloni portanti del brutal death metal: il loro show procede senza soste o chiacchiere inutili, solo tanta attitudine, tecnica e quel pizzico di simpatia che aiuta ad accattivarsi il pubblico; merito soprattutto dell’eccezionale ed instancabile Terrance Hobbs, che oggi più che mai potremmo definire l’anima della band. Benedetti da un suono nitido e potente, i Suffocation non fanno prigionieri, eseguendo una scaletta da leccarsi i baffi, pescando brani da quasi tutta la loro discografia: si passa da da Blood Oath a Soul to Deny per poi tuffarsi nel passato con la devastante doppietta formata da “Pierced from Within” e “Effigy of the Forgotten”, sino all’epica conclusione affidata a “Liege of Inveracity” (brano preferito di chi scrive) e “Infecting The Crypts”, con le quali hanno salutato l’accaldato ed eccitatissimo pubblico presente all’Alchemica. Impossibile non rimanere soddisfatti da un’esibizione di questo calibro: non ci resta che augurare lunga vita e prosperità ai Suffocation.