Anno 1993, dall’Australia viene rilasciato uno dei più bei dischi nella storia del death/doom metal. Parliamo dell’indimenticato Transcendence Into The Peripheral dei Disembowelment, band entrata nella storia del genere e nel cuore dei metallari con quell’unico disco e scioltisi lo stesso anno. Gli Inverloch raccolgono in sé metà dello spirito di quell’entità storica (il chitarrista Matthew e il batterista Paul) e dunque non potevamo certo mancare l’occasione di poterli vedere nella loro prima trasferta italiana. Abbiamo così avuto anche l’occasione di vedere in azione i funeral doomsters Usnea da Portland e giudicare il loro impatto dal vivo. Una serata per veri appassionati, insomma.
INVERLOCH + USNEA
Freakout Club, Bologna
18 / 04 / 2016
USNEA
Puntuali come un orologio svizzero, gli americani alle 22:15 incominciano a scatenare il proprio inferno musicale dentro le mura del Freakout. Il doom funereo di questi ragazzi di Portland trascina inesorabile l’ascoltatore in un abisso nero e profondo, pieno di disperazione e terrore sonoro. Come ci si poteva aspettare, gli Usnea dal vivo rendono decisamente meglio che su disco, vuoi per l’impatto sonoro, vuoi per l’atmosfera sicuramente più intima e coinvolgente della performance live. I brevi momenti di doppia cassa e ritmiche incalzanti, alternati alle divagazioni più placide e lisergiche della band rendono il concerto vario e mai noioso, nonostante si tratti di sole tre canzoni di oltre quindici minuti ognuna. Ottima la performance dei cantanti (e rispettivamente chitarrista e bassista) Justin Corey e Joel Banishing, che con le loro grida disumane hanno contribuito a dare una botta di violenza decisamente gradita. Promossi.
INVERLOCH
Giunge infine il momento di assistere allo show più atteso della serata. Gli Inverloch salgono sul palco e tutti i possibili dubbi in merito all’impatto live della band è subito spazzato via da una performance professionale e potente, che riporta tutti indietro di vent’anni, ai tempi in cui il death/doom era al suo massimo splendore (o è meglio parlare di decadenza?). Accompagnati da Arne dei belgi Marche Funebre, che si dimostra un cantante dall’incredibile capacità vocale, capace com’è di passare da profondi growl a scream ultraterreni, gli australiani imbastiscono un muro sonoro di tutto rispetto, pescando sia dal primo EP Dusk/Subside sia dal full-length Distance/Collapsed. Si alternano così sia brani veloci e tecnici sia brani in cui lo spettro dei Disembowelment fa capolino in tetre melodie ed atmosfere lente e doom. Dispiace in parte la mancanza di brani appartenenti all’epoca Disembowelment ma la validità di questo progetto, che comunque sia raccoglie l’eredità lasciata dai citati pesi massimi del genere, fuga ogni dispiacere e conferma l’ancora ottimo stato di forma di musicisti come Matthew Skarajev e Paul Mazziotta, musicisti rodati e ancora sul palco a dimostrare che quegli anni Novanta dei quali portano il ricordo hanno ancora molto da insegnare. Chiudiamo citando i sentiti ringraziamenti di Matthew ai pochi presenti alla prima trasferta italiana nella storia della band.