Sappiamo tutti che a volte è necessario prendersi una pausa. Dal mondo, dalle persone, da possibili influenze esterne, per un motivo o per l’altro; in alcuni casi si tratta di isolazione al fine di “ricaricare le batterie” e ritornare, con l’aiuto di un po’ di quiete, più in forma di prima.
Ma è questo il caso?
Novembre è un nome noto a molti, un’entità quasi leggendaria che da sempre ha abituato i propri adoratori a lunghe, spasmodiche attese prima di (ri)manifestarsi e sparire nuovamente nel nulla. Ci troviamo in questo 2016, ad undici anni di distanza dall’ultima venuta, conosciuta ai più sotto il nome di The Blue, opera che sarebbe un eufemismo definire soddisfacente. E, dopo l’abbandono del fratello Giuseppe, è compito del da sempre cuore ed anima del progetto Carmelo Orlando presentare questo Ursa, concept album legato alla ben nota Animal Farm di Orwell.
Undici anni e la perdita di uno dei componenti fondamentali non hanno intaccato la creatività né lo stile dei Novembre; ancora una volta ci troviamo di fronte ad un lavoro dalla fortissima personalità, che non fa l’errore di tentare passi falsi “innovando” ma preferisce seguire coordinate già tracciate in passato, aggiungendo i consueti tocchi personali. Il risultato? Ursa mette in mostra un ensemble in forma eccellente, quasi fosse rimasto nello stesso spazio e tempo del grande Materia: le tracce si susseguono con fluidità senza pari, una giustapposizione di dilatazioni atmosferiche e malinconici passaggi heavy da sempre debitori a Dark Tranquillity e Katatonia.
I Novembre non si adagiano però sugli allori che li hanno resi celebri: l’intero platter è un’ottima dimostrazione della ben presente creatività dei Nostri, come tradiscono certi azzardi, primi tra i quali il cambio di tempo intermedio ed il delizioso sax finale di Oceans of Afternoons. Il duetto con Anders Nystrom dei sopracitati svedesi in Annoluce, oltre che essere un’aggiunta di qualità ad uno dei pezzi migliori dell’album, dimostra in tutto e per tutto il forte legame tra le due formazioni.
C’è da dire che a qualcuno l’approccio unico di Giuseppe Orlando alle pelli potrebbe mancare. Il neo-sostituto David Folchitto svolge un lavoro egregio, seppur a tratti limitato da un apparente desiderio di non strafare in creatività.
Questo non inficia comunque il prodotto finale: Ursa è un disco incredibilmente coerente, ottimo anche in presentazione e mastering (grazie, Dan Swano) che non mancherà di causare qualche lacrima, a metà tra gioia e nostalgia, ai più emotivi all’ascolto di questo nuovo Novembre. Ma anche a tutti gli altri.
(Peaceville Records, 2016)
1.Australis
2.The Rose
3.Umana
4.Easter
5.Ursa
6.Oceans of Afternoons
7.Annoluce
8.Agathae
9.Bremen
10.Fin