Il duo industrial-black Spektr arriva al quarto album da studio e raggiungono la vetta più alta (per ora) della loro carriera, facendo capire che ancora una volta la Francia è tra le capitali del black metal europeo.
The Art To Disappear è la colonna sonora perfetta per i nostri incubi, soprattutto se si è claustrofobici (in caso non lo foste, probabilmente dopo il suo ascolto inizierete a soffrirne). In trentanove minuti il gruppo riesce a fondere industrial, black, thrash, lo-fi e musica atmosferica, senza contare che il batterista kl.K. regala ritmi e pattern jazz capaci di amalgamarsi perfettamente ai riff di chitarra, dando vita ad una delle batterie migliori di tutto 2016. Hth non è da meno, le sue chitarre distorte si intersecano ad armonie contorte le quali non fanno sentire la mancanza di una vera e propria voce; non vi è infatti nessuno scream sul disco, bensì voci campionate che si fanno strada per risaltare su ritmi intricati e synth downtempo. Si sente che la band ha ben chiaro dove vuole arrivare, c’è molta coesione tra i due ed entrambi, oltre a suonare e comporre i rispettivi strumenti, si danno da fare per la programmazione e le parti elettroniche, creando un suono ricco e vario, denso di continui cambi di tempo e genere.
Più volte durante quest’anno è capitato di ripetere che i generi stanno ormai scomparendo, per dar vita a vere e proprie contaminazioni musicali senza un nome preciso (anche se spesso si cerca di inserire tutto sotto l’avantgarde). Questo è sicuramente uno dei migliori dischi del 2016: gli Spektr creano un black metal diverso e molto personale, senza scendere a patti con niente e nessuno.
(Agonia Records, 2016)
1. Again
2. Through the Darkness of Future Past
3. Kill Again
4. From the Terrifying to the Fascinating
5. That Day Will Definitely Come
6. Soror Mystica
7. Your Flesh Is a Relic
8. The Only One Here
9. The Art to Disappear