Dal florido sottobosco belga si fa avanti una nuova bestia sudicia e minacciosa: gli Slowly We Rot, che con questo EP giungono al debutto mettendoci la pulce nell’orecchio riguardo il futuro di una band che dimostra un notevole potenziale. Il materiale presente in Poverty of Existence mostra infatti una spiccata versatilità, capace com’è di muoversi tra grind, death e black senza mai perdere in efficacia. Le chitarre zanzarose di “Guillotine Twins” preannunciano ciò che sta per arrivare: sfuriate furibonde, alternate ad indovinati rallentamenti (quelli bravi li chiamano break down) che rendono ancora più cupa l’atmosfera. Costantemente in bilico tra Trap Them, Rotten Sound e Black Breath, il quartetto belga si lascia andare nella titletrack ad un tremolo assassino che si impantana presto in una frenata pesantissima, che non fa altro che aumentare il tasso testosteronico. Il pezzo migliore del lotto ci sembra però “Solitary Realm”, in cui la band fa sfoggio di tutto il suo arsenale (tra cui un batterista di notevoli qualità). La chiusura è affidata ad “Among the Roaches”, mid-tempo quadratissima che conclude in maniera più che degna questo breve (meno di diciassette minuti) ma intenso EP.
Pur senza inventare nulla, gli Slowly We Rot dimostrano di saper maneggiare alla perfezione i linguaggi musicali che usano, il che ci fa ben sperare per il futuro. Per ora, più che promossi.
(WOOAAARGH, Sell Your Soul Records, Dark Omen Records, Dingleberry Records, Holy Goat Records, Shalosh Cult, Drown Within Records, Vetala Productions, 2016)
1. Guillotine Twins
2. Scalp Them
3. Poverty of Existence
4. Heiress
5. Worn Out
6. Solitary Realm
7. Among the Roaches