Li avevamo visti due anni fa e ci avevano stupito per l’incredibile energia trasmessa al pubblico; al concerto dei Protest The Hero (con anche ospiti Desource e The Contorsionist) potevano, a livello di impatto sul pubblico, coesione con lo stesso e qualità dello show, tranquillamente essere paragonati agli headliner della serata. Stiamo parlando degli italianissimi Destrage: venerdì 28 Ottobre abbiamo assistito al Circolo Magnolia al release party del nuovo album, l’ottimo A Means To No End.
DESTRAGE
+ Vodun + Atlantic Tides
Circolo Magnolia, Milano
28 /10 / 2016
Vodun
A causa di un’imperante infelicità autostradale arriviamo giusto in tempo per lo show dei britannici Vodun, che per una quarantina di minuti intrattengono degnamente un pubblico evidentemente ben preparato: decisamente particolari nella proposta musicale, il loro sound heavy/tribale (speciale menzione merita la cantante, vera e propria personalità incarnata del gruppo) risulta sì adatto a scaldare gli animi, ma lievemente fuori contesto considerando gli headliner della serata. Il consenso dei presenti è comunque evidente fin da subito.
DESTRAGE
Il locale trepida in attesa degli headliner, ed esplode non appena l’impianto audio trasmette nell’aria le note dell’intro che dà il nome al nuovo disco. Finalmente entrati, i Destrage non si perdono in chiacchiere attaccando istantaneamente con uno dei pezzi forti dell’opera, un’aggressiva “Don’t stare at the edge”. A cavallo tra mathcore, metalcore ed hardcore, i Nostri hanno sempre rifiutato etichette particolari; i loro dischi, così come i loro show, dimostrano una forte personalità e tendenza a fare di testa propria. Che, vediamo qui, fa decisamente bene.
Il primo degli highlights veri e propri si ha poco dopo dall’entrata in scena, con la storica “Destroy Create Transform Sublimate” (dal decisamente apprezzato album Are you Kidding Me? No.): che ve lo stiate chiedendo o meno, non mancano fin da subito le botte che contribuiranno in modo significativo a rendere la serata memorabile. Seguono “To Be Tolerated”, “My Green Neighbour” e “Blah Blah” in un passaggio ben riuscito tra un disco e l’altro: è facile riconoscere gli elementi più aggressivi del primo e la natura più studiata sul versante tecnico del secondo. Dopo “Dreamers”, “Ending to a Means” concede un attimo di respiro ad un pubblico sempre più coinvolto: la presenza scenica dei cinque è invidiabile, in particolare per quanto riguarda il cantante Paolo Colavolpe, protagonista previsto dell’interazione con la sala. Seguono “Double Yeah” ed il secondo highlight dello show tutto, il singolo “Symphony of the Ego” che, manco a dirlo, vale da sé il costo del biglietto. Con “Purania”, poi, si raggiunge un altro picco di energia.
“Peacefully Lost” rivela il lato più melodico e soft (si fa per dire) dei Destrage anche in live, aprendo la strada per una “Jade’s Place” che conclude con un groove travolgente lo show. Almeno fino a quando, tra invocazioni ed urla non meglio identificate, i Nostri tornano sul palco; e dopo “Neverending Mary” è finita in bellezza, con la conferma che questi Destrage siano veramente una delle eccellenze del panorama –core e metal italiano, sì, ma non solo. Non più.