Da ragazzino quando ho scoperto il death metal sono impazzito totalmente; passavo giorno e notte con il lettore cd portatile e le cuffie alle orecchie. Ogni tanto mi capitava di pensare tra me e me: “Ma che rumore fa il mondo esterno? Esiste qualche suono o c’è solo quello della chitarra di Azagthoth?”. Così premevo pausa, sentivo i ragazzini urlare fuori da scuola e con faccia schifata facevo partire World of Shit (The Promised Land). Con gli anni non ho perso certi gusti e tendenze, le smorfie di schifo però non le faccio più solo ai ragazzini, ma anche a tutti questi gruppi che cercano di scimmiottare in qualche modo il death metal old school, proponendo qualcosa di trito e ritrito nascondendosi dietro un “ma questo è un tributo”. Per me Starspawn entrava di diritto in questa cerchia, aveva tutti i presupposti per farlo; tuttavia un giorno (dopo svariate ore di tortura psicologica da parte di terzi) ho deciso di sentirlo. Prendo le cuffie, premo play e ritorno ragazzino.
I Blood Incantation rilasciano il primo disco nel 2016, si dice però che siano arrivati qui grazie ad una DeLorean direttamente dagli anni ’90. Starspawn si dirama tra feroci riff cavernosi e sezioni più lente e atmosferiche con chitarre che compongono tentacolari melodie, grazie ad effetti psicheledici e a suoni che sembrano provenire direttamente dallo spazio. La composizione interseca un death metal grezzo con parti più tecniche, il growl è secco e potente ed ogni tanto lascia spazio ad una voce pulita che intona cantici astrali. Intanto assoli di chitarra si fanno strada lasciando in bocca quel gusto old che il gruppo tanto ama. Questa miscela crea una variazione di genere singolare, riuscendo ad imporre un suono vecchio ma con soluzioni che riescono ad uscire fresche e non ancora totalmente esplorate. Il risultato è un disco d’esordio che risulta incredibilmente maturo. Il quartetto ha inoltre deciso di registrare interamente in analogico, dando un tocco sporco e senza ricercare suoni perfetti e cristallini; ogni strumento comunque riesce a risaltare in tutta la sua pienezza grazie anche ad un missaggio di ottima fattura.
Un altro punto a favore dell’album è la durata: viviamo in un momento storico in cui le band rilasciano full-legth molto lunghi composti talvolta anche da più dischi, ottenendo come risultato opere troppo lunghe e difficili da digerire. I ragazzi di Denver decidono di andare controcorrente proponendo un disco di trentatré minuti, che si ascolta tutto d’un fiato e per più volte. Nella sua durata riesce sapientemente a far sentire e dire tutto, il disco è solido e compatto; non vi è posto per altro.
In definitiva Starspawn è un disco da non lasciarsi scappare sia per gli amanti dell’old school sia per chi è più legato a sonorità nuove. I Blood Incantation hanno confezionato una delle migliori uscite del 2016 e uno dei debutti più interessanti dell’ultimo periodo, riuscendo a farsi notare nonostante la grande quantità di ottimi dischi rilasciati quest’anno.
(Dark Descent Records, 2016)
1. Vitrification of Blood (Part 1)
2. Chaoplasm
3. Hidden Species (Vitrification of Blood Part 2)
4. Meticulous Soul Devourment
5. Starspawn