Oggi parliamo di un piccolo libro uscito in allegato al numero di dicembre 2016 di Rock Hard (ma anche acquistabile in solitario, qui) che evidenzia band e album che hanno contato e contano tuttora in ambito black metal. Parlare di questo genere oggigiorno può sembrare scontato, perché di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia; figuriamoci quanto può essere difficile riuscire nell’ardua impresa, in questo caso ottimamente riuscita, di scrivere un libro su “I 100 Migliori Dischi Black Metal” nel 2016.
I tre scrittori chiamati in causa, redattori della competente rivista italiana Rock Hard (tra le poche nel settore ad essere ancora in piedi e puntuale in edicola) sono Stefano Cerati, Barbara Francone e Roberto D’Errico. Grazie anche ad alcune recensioni lunghe, articolate e ricche di curiosità riescono ad inoltrarsi molto bene dentro a questo genere vecchio e malvagio, ancora oggi molto in voga. Gli scrittori hanno lanciato una bella esca in pasto ai vecchi squali del cartaceo e del web, sempre pronti a divorare tutto con il senno di poi, per poi essere sempre pronti a dire “ma io avrei messo… io avrei fatto…”. Cazzate. Scrivetelo voi.
Ottima la scelta di fare partire il libro con i precursori e pilastri del black metal. In questa prima sezione possiamo capire, grazie all’eccellente taglio tecnico di Stefano Cerati, che molto, se non tutto, è nato proprio da pochi nomi fondamentali. A seguire in ordine alfabetico troviamo recensioni, ben eseguite dal trio, di album pubblicati da band sia old school che di ultima generazione; in questo senso è bello vedere citati capolavori indiscussi che hanno fatto la storia del black metal, come è bello vedere nomi come Thorns (recensito magistralmente da Barbara Francone) Thorr’s Hammer, Sarcofago e Arcturus insieme a Burzum, Mayhem, Darkhrone oltre, ovviamente, a tutti gli ultimi arrivati.
I 100 migliori dischi black metal è una piccola guida, di duecento pagine circa, al black metal, accessibile a tutti, scritta bene e di facile presa. Da notare la scelta della carta che compone le pagine, fatta in bianco e nero e patinata, che rende il tascabile ancor più sporco e nero. D’altra parte il genere trattato non poteva richiedere niente di diverso: qui tutto è sempre stato privo di colore, non è mica una guida culinaria. Consigliato.
(Edizioni BMS 2016)