Direttamente dalle paludi della Louisiana, cinque ragazzi ci fanno pervenire la loro vera e propria prima produzione, dal titolo L’Inconveniente di Essere Nati. Già, il titolo è in italiano, perché in realtà i Methylhate sono umbri, più precisamente di Perugia e non del sud degli Stati Uniti d’America, patria di redneck e white trash; ascoltandoli, però, qualche dubbio sulla loro reale provenienza rimane.
Nonostante il nome del disco i testi sono in inglese e, come evincerete dai titoli dei pezzi, i temi affrontati sono quelli tanto cari allo sludge: disagio e nichilismo si mescolano alle beneamate e vecchie dipendenze che riducono l’uomo in cenere, ma che magari rendono più sopportabile questa vita marcia e piena di dolore. In questo caso la massima “la droga dà, la droga toglie” risulta più calzante di qualsiasi spiegazione filosofica. La matrice heavy blues e il groove la fanno da padrone: frequenze basse si infrangono in una spirale ritmica che procede lenta e fangosa, ma che non disdegna acceleramenti, seguendo il tipico stile dei capostipiti di questa musica, quali Buzzov*en e Eyehategod. Insomma, i perugini guardano ai primordi del genere, quando dilatazione non significava fare per forza canzoni che superano i dieci minuti fatti di feedback, pedali ed effetti: qui ci sono note vere e proprie, che ti permettono di goderti un pezzo che ha un inizio ed una fine, scaldandoti l’apparato uditivo alla stessa maniera in cui un buon whiskey ti scalda la gola. La voce di Filippo, il cantante, è molto improntata su uno stile alla Phil Anselmo, rauca e strillata, capace di stabilirsi su ottime linee melodiche che ben si sposano ai riff. Ci sono canzoni (“Eat the Barrel” e “Gluebag”) che riescono ad imprimersi nella mente dell’ascoltatore non abbandonandolo più, proprio come la voglia di crack.
Se volete ascoltare dei Black Sabbath ubriachi di Peroni che vanno in vacanza nella zona più southern degli USA, L’Inconveniente di Essere Nati è proprio il disco giusto. Nessuno sbadiglio, solo occhi a palla, sorriso ebete ed headbanging.
(Autoproduzione, 2017)
1. TSO
2. Eat the Barrel
3. Rest in Pills
4. Gluebag
5. Church Manson
6. 66 Cl
7. Caraco