Il gioco continua. Torniamo per un attimo indietro nel 2007, all’uscita di Year Zero, disco rivoluzione di Trent Reznor in quanto ai suoi concept album viene aggiunta l’introduzione di un ARG (Alternate Reality Game). Questa geniale mossa di marketing ci catapulta nel 2022, in un futuro distopico e in una storia di politica americana, droga e oppressione sociale… Ma questa è un’altra storia.
Dieci anni dopo i Nine Inch Nails tornano a parlare di quel mondo con una trilogia di EP iniziata con Not The Actual Events (rilasciato a fine dicembre 2016) e proseguita con Add Violence, ed è proprio di quest’ultimo che parleremo oggi. Ancora in attesa della “busta sorpresa” (che conoscendo il buon Trent arriverà nei prossimi mesi come è stato per NTAE) possiamo però già ascoltare il disco, l’elemento di nostro interesse.
In Add Violence troviamo solamente cinque tracce della durata complessiva di circa ventotto minuti. L’EP si apre con “Less Than”, brano accompagnato da un lyric video promozionale. Un synth rétro introduce questa canzone con l’energia che sembra provenire direttamente dalla produzione del gruppo durante i primi periodi del 2000. Si prosegue con “The Lovers”, dove torna il tema testuale “everyone seems to be asleep” di NTAE. Questo è un brano che riesce ad essere cupo e sereno allo stesso tempo, spostandosi verso un sound che richiama quasi l’album The Fragile. La canzone successiva è “This Isn’t The Place”, che mantiene l’atmosfera molto calma, sporcandola di malinconia grazie alla voce di Reznor amalgamata alla melodia del pianoforte, il tutto accompagnato da un beat molto semplice e orecchiabile. La calma viene interrotta con “Not Anymore”: i volumi si alzano, il suono si incupisce, e arriva il ritornello dal classico stile quasi noise che caratterizza molti brani dei NIN. Il caos si interrompe bruscamente per arrivare all’ultima traccia: “The Background World”. Ecco che ritornano i sintetizzatori in prima linea, mentre l’atmosfera sfocia in un Hesitation Marks molto più malinconico e a tratti inquietante. La sorpresa arriva a metà del brano, con una melodia che si ripete in loop come un disco inceppato, diventando sempre più distorta a ogni “replay”.
Complessivamente questo EP è ciò che ci si può aspettare dai Nine Inch Nails senza l’ombra di una minima delusione. L’unico difetto? È davvero troppo breve, ma possiamo consolarci considerando che è solo un tassello di un lavoro più ampio. La sensazione che lascia il finale di Add Violence è il fulcro dei collegamenti di cui si parlava prima: l’angoscia della ripetitività, di una sorta di simulazione. La stessa copertina dell’album contiene elementi riconducibili alla trama dell’ARG, confermando definitivamente che questa trilogia e il disco del 2007 fanno parte di una grande storia condivisa. Per ora la trama rimane ancora molto confusa ed eterea, attendiamo il terzo ed ultimo EP della trilogia per una visione più chiara e, magari, uno sviluppo più concreto (come una trasposizione televisiva) come Trent Reznor aveva in progetto il decennio scorso. Della trama però si può percepire il contenuto dopo un’attenta analisi dei testi: questo EP rappresenta una sorta di consapevolezza della realtà fittizia e artificiale, un risveglio da Matrix. Forse Year Zero era davvero una simulazione?
(The Null Corporation, 2017)
1. Less Than
2. The Lovers
3. This Isn’t The Place
4. Not Anymore
5. The Background World