Secondo un’antica leggenda esistono più progetti musicali di Mike Patton in terra che stelle nel firmamento. Prendete questa esagerazione con un sorriso, solo uno stolto potrebbe lamentarsi della prolificità di Patton, una volta mero cantante dei Faith No More ed ora produttore, grazie alla sua etichetta Ipecac, di tantissimi artisti e progetti come questo Dead Cross. La formazione che va a comporre questo nuovo dream team non potrà che suscitare interesse tra i fruitori del metal, oltre al già citato Big Mike troviamo alle pelli una leggenda quale Dave Lombardo, mentre alle corde, direttamente dai Locust, o dai Retox se preferite, Justin Pearson ed il suo amico Micheal Crain. Molti anni fa, quando venivano annunciati assembramenti del genere si respirava aria di capolavoro, ora che siamo tutti un po’ più smaliziati sappiamo perfettamente che certi prodotti hanno più a che fare con il divertissement puro. Divertirsi e far divertire dopotutto è un’arte e i Dead Cross con il loro album omonimo ci riesco perfettamente. Certo, quello che avviene nei venticinque minuti di ascolto è abbastanza scontato, ma ognuno dei membri fa il proprio lavoro e tanto ci basta.
Patton, come da copione, gioca con tutte le sfumature della sua voce, in modo quasi schizofrenico passa dal melodico al cantato hardcore inserendo growl o cori epici là dove serve e non facendosi mancare l’omaggio al nostro italico idioma che lui ama tanto, in “Grave Slave” canta un pittoresco “Pistolero! Pistolero!”. Il comparto ritmico micidiale è la vera anima del disco: i ritmi hardcore, i blast beats e le stilettate chitarristiche creano un’atmosfera anni Novanta in balia tra thrash metal e punk che diventa sublime nei repentini cambi di ritmo, soprattutto quando ci sono rallentamenti che rendono l’ascolto più melmoso e vicino allo sludge.
Dead Cross corre velocissimo e il carbone viene buttato a badilate in questo treno in corsa, siamo di fronte a un vero e proprio shot da buttare giù direttamente nelle budella ed assaporarne il bruciore. Tra i brani più notevoli potremmo segnalare “Divine Faith” o “Gag Reflex”, ma la verità è che probabilmente fareste prima ad ascoltare l’album che leggere questa recensione, che tra l’altro finisce con un buon voto.
(Ipecac Recordings, 2017)
1. Seizure and Desist
2. Idiopathic
3. Obedience School
4. Shillelagh
5. Bela Lugosi’s Dead
6. Divine Filth
7. Grave Slave
8. The Future Has Been Cancelled
9. Gag Reflex
10. Church of the Motherfuckers