La leggenda vuole che a casa di Dylan Walker e co. i vocabolari non conoscano la parola “pausa”. Non ci sono tregue per i prolifici Full Of Hell che, dal lontanissimo 2009, seminano un terrorismo musicale inzuppato di sperimentazioni e di sfumature varie, per poi raccogliere consensi e seguaci. Proprio le varie sperimentazioni sono il loro punto forte: questa inclinazione alla ricerca e allo sperimentare con tenacia dimostra come questi ragazzi abbiano vedute ampie in termini di gusti musicali e come non vogliano fossilizzarsi su un unico genere estremo (il grind in particolar modo). Un esempio di quanto appena detto può essere l’episodio del 2014, Full Of Hell & Merzbow, realizzato appunto con il mitico Merzbow: un album forte, manifesto del rumorismo sonoro più cacofonico e psicotico. In questa nuova puntata, dal titolo Trumpeting Ecstasy, le carte in gioco cambiano un po’: gli esperimenti, soprattutto quelli legati al mondo del noise, vengono in parte abbandonati per dare più spazio agli elementi basilari della band, ovvero il grind, il death metal e l’hardcore estremo.
Il succitato viaggio, della durata di circa ventitré minuti, si dirama in ben undici direzioni, le quali portano tutte a un solo proposito: tenere la tensione ai massimi livelli. I singoli brani si presentano snelli, semplici, più assimilabili e infine privi di orpelli: i Full Of Hell affondano le mani nel classicismo del grind e del death e modellano la loro disumana proposta con arguzia e carattere, così da poter dimostrare come la semplicità sia la cosa più bella. Futile sarebbe descrivere ogni traccia, Trumpeting Ecstasy è un disco composto da vari tasselli e solo nel suo insieme si può vedere il quadro al completo: la colonna sonora di un mondo grigio e cadente e noi uomini, a sua volta, lo seguiamo inesorabilmente. In tutto questo magma brutale si distingue per particolarità e singolarità il brano omonimo del disco, caratterizzato da un tappeto elettronico noiseggiante su cui si erge la dolce e melodica voce della cantante Nicole Dollanganger intervallata dalle urla infernali del buon Dylan (della track è stato realizzato anche un fantastico video, asfissiante e angosciante). Complice del tutto è il famigerato Kurt Ballou, che grazie al suo lavoro devolve alla parte strumentale colori più chiari, soprattutto per quanto riguarda le chitarre, più limpide rispetto ai lavori precedenti.
In linea di massima possiamo dire che i quattro impavidi statunitensi portano avanti il loro discorso musicale con prodezza e ci donano un album soddisfacente, che potrebbe far avvicinare al combo anche chi non gradiva tanto la loro proposta. Dato che non esistono pause, attendiamo con ansia il prossimo step degli indefessi Full Of Hell!
(Profound Lore, 2017)
1. Deluminate
2. Branches of Yew
3. BoundSphinx
4. The Cosmic Vein
5. Digital Prison
6. Crawling Back to God
7. Fractured Quartz
8. Gnawed Flesh
9. Ashen Mesh
10. Trumpeting Ecstasy
11. At the Cauldron’s Bottom