L’atmosfera malata che esprime questo Into Dark Science, terzo capitolo dei tedeschi Phantom Winter, composti da due ex-membri degli Omega Massif, si trasforma brano dopo brano in un lungo incubo sonoro composto da uno sludge/black (nella sua forma più scorticante e nichilista) da tristi dissonanze chitarristiche noise/post-metal e da laceranti parti vocali (doppia voce) che aumentano lo stato di disagio del lavoro, riportandoci alle claustrofobiche stanze della casa Today Is The Day, all’angosciante pessimismo dei Wolvhammer, alla nera aristocrazia degli Indian e per finire alle neurosisiane atmosfere apocalittiche.
Frangenti fragili e nascosti presagi donano una buona personalità e ispirazione al viaggio sonoro che sembra avere un’unica strada, quella della rassegnazione di fronte a questa creatura mitologica demoniaca che prende una forma terrificante. Brani molto ispirati come “Ripping Halos From Angels” e “Frostcoven” rappresentano perfettamente la voglia della band di fare molto male, mentre con brani come “The Craft And The Power Of Black” e la conclusiva “Goodspel Voyager” arrivano a trasportare l’ascoltatore nella parte interiore e scura che mai avrebbe pensato di avere.
Into Dark Science è un isolato e introspettivo album sludge/black post metal che proietta direttamente la band tra i nomi che contano, ma che necessita di numerosi ascolti. Non per tutti.
(Golden Antenna Records, 2018)
1. The Initiation of Darkness
2. Ripping Halos from Angels
3. Frostcover
4. The Craft and the Power of Black Magic Wielding
5. Into Dark Science
6. Godspeed! Voyager