Tra le tante etichette in ambito estremo l’americana The Artisan Era sta sfornando lavori decisamente degni di nota, tra cui ricordiamo l’ultimo Augury o altri nomi ultimamente sulla bocca di tutti nell’ambito tech death come Inferi, The Odious Construct e via dicendo. Uscito l’anno scorso, Absentia degli Aethereus ha le carte giuste per diventare un ascolto frequente per chi va pazzo per le sonorità tecniche e orientate verso il progressivo di questo genere.
Quello che contraddistingue principalmente Absentia è la varietà compositiva del lotto, dove sono frequenti rallentamenti, accelerazioni al fulmicotone, sezioni d’atmosfera e sezioni prettamente progressive che risultano ben bilanciati e ottimamente incastrati nell’insieme. Anche dal punto di vista vocale i nostri decidono di variare alternando pesanti growl del cantante Vance Bratcher con gli scream del chitarrista Kyle Chapman. Dal lato prettamente tecnico gli Aethereus alzano ulteriormente l’asticella dal precedente EP Ego Futurus, che onestamente risultava un po’ insipido; a questo giro gli arpeggi sono ispirati, gli assoli melodici e funambolici dove serve, la batteria tiene sempre ottimamente il tempo ed enfatizza efficacemente le parti, mentre la new entry Scott Hermanns al basso sei corde (tutto si può dire di questo genere ma non che non si curi ogni strumento e le sue capacità) si rivela una sorpresa inaspettata. Il nostro, già chitarrista dei The Devils of Loudon, dimostra di essere un bassista provetto, capace di dare corpo e ciccia nelle parti più aggressive e di ritagliarsi ampi margini melodici, solistici e di rilievo qua e là dove serve, il tutto senza risultare eccessivo ma valorizzando ancora di più il lato melodico e strutturale dei singoli brani.
Da quanto detto si evince senza fatica che Absentia si aggiudica una promozione a pieni voti, anche se alle volte qualche sezione melodica richiede più ascolti per una più appropriata valutazione e un apprezzamento maggiore. Abbiamo gusto, tecnica, groove invidiabili e una architettura dei brani complessa ma scorrevole, senza riempimenti eccessivi e fini a se stessi. Si potrebbero citare varie canzoni (a parte le strumentali “Mortal Abrogation” e “With You, I Walk”), ma in realtà ognuna di esse esplica efficacemente quanto precedentemente dichiarato (ed essendo disponibile lo streaming ufficiale costa poco darvi un ascolto). Da annoverare sicuramente tra le uscite più intriganti per il progressive/technical death del 2018 di stampo moderno.
(The Artisan Era, 2018)
1. Cascades of Light
2. Writhe
3. Mortal Abrogation
4. Fluorescente Halls of Decay
5. Absentia
6. That Wich Is Left Behind
7. The Black Circle
8. With You, I Walk
9. The Pale Beast