Ancora una volta la macro sfera d’interesse di cui fa parte lo sludge metal beneficia della contaminazione di un altro segmento musicale che, nell’ultima release dei gallesi Tides of Sulfur, potrebbe sembrare meno limitrofo, avendo loro proposto una commistione di sludge e death metal tanto ricercata quanto apprezzabile nella forma qui esposta. Con la maestria di chi conosce approfonditamente di cosa si sta parlando e, di conseguenza, avendo le idee ben chiare riguardo l’obiettivo artistico da perseguire, il power trio d’oltremanica ha realizzato una release di assoluto rilievo, compiendo nella messa in atto di Paralysis of Reason con una manovra tanto accurata quanto esemplare, ponendo indubbiamente questo EP come un’unità di misura per quanto riguarda la commistione fra questi generi. Con una spregiudicatezza senza eguali la band scaraventa in faccia all’ascoltatore ora blast beat, bomb blast e d-beat su riffing semitonale e frenetico, interpretato magistralmente dal chitarrista Anthony ‘Snake’ O’Shea, ora abissali breakdown, anche psichedelici (come nel caso dell’elaborato outro di “Humorless Cunt”), senza mancare di ben elaborati segmenti che offuscano i sensi e gettano l’ascoltatore in un turbinio di trascinante groove che manifesta nondimeno una grandiosa intensità dagli oscuri intenti per certi versi associabile al lato psichedelico ed intossicante degli Ufomammut.
L’album è stato pubblicato il 29 marzo da Sludgelord Records, Black Voodoo Records e MinoRobscuR, che si occuperanno della release in formato LP, mentre APF Records realizzerà il CD ed Astral Noize Records si occuperà del formato tape, risultando non solo in una release dagli importanti contenuti musicali, ma anche in un offerta ghiotta per il collezionista e/o il fan di vecchia data, evidenziando una particolare attenzione da parte della band alla richiesta odierna di formati andando oltre il download ed il supporto fisico digitale.
Stilisticamente i Tides of Sulfur condividono una caratteristica comune ad altre band del proprio panorama ed oggigiorno in espansione, ovvero l’avere colto l’esempio dello sludge metal picchiatore ed implacabile perlopiù riconducibile a gli High on Fire, ed averlo esposto in maniera personale, unendo assalti di d-beat e blast beat all’attitudine impietosa del genere, ma pertinente con quanto esposto nel contesto totale dei brani, seppur suggerendo una suggestione che guarda ai classici del genere, specialmente puntando alle nefandezze di influenza anche hardcore di cui Eyehategod sono l’esempio tangibile. La peculiarità risiede poi nei momenti death che, scendendo in un’analisi dettagliata, viene enunciata in primis dal drumming, poi dalle vocals che si avvalgono di parti di growl viscerale alternate a una voce perforante, che oltretutto predominano per la gran parte dell’album, nonché ribadendo questa inflessione marcata anche da svariati segmenti di riffing nefasto, semitonale e perseguitante. Nelle vocals in particolare si evince una ricerca non solo tecnica, ma anche di suono in relazione al resto del mix, facendo interagire questi due aspetti egregiamente, risultando in una distorsione delle vocals assolutamente pertinente e che enfatizza la drammaticità delle linee vocali, che tenendo fede agli stilemi del genere permangono nella zona di assoluta efficacia e maggiore risolutezza della voce del cantante e bassista Chris Bull. Proprio il comparto tecnico dà lustro alle piene potenzialità della band, la cui produzione risulta essere di alto livello ed in-your-face seppur mantenendo una dinamica tra gli elementi coinvolti, complice anche un mix eccellente ed un master che porta il marchio di Dennis Pleckham (Bongripper) e del Comatose Studio.
L’EP si apre con “Worms”, andando dritto al punto e saltando ogni tipo di preambolo. Questa risolutezza esasperata si alterna poi, nella successiva “Humorless Cunt”, con altre idee, avvalendosi di sample cinematografici, opportunamente editati e modulati al limite della nevrosi, rendendo ancora più suggestivo e surrealmente concreto quanto esposto. L’elemento è usato in maniera descrittiva (come suggerito, fino all’inflazione, dagli standard del genere) ma in questo caso specifico una cura minuziosa del sound desing dei sample rende questa pratica brillante, poiché in stretta relazione alla musica stessa.
Al varco tra la prima e la seconda metà del disco si trova “DLMM”, esempio magistrale di sludge “on steroids” mutuato dagli High on Fire, in cui per l’ennesima volta durante l’ascolto non può che andare una nota di merito al drumming di Tom Lee, risoluto in ogni contesto, preciso ed efficace, non fornendo solamente una base ritmica ma addentrandosi nell’invenzione compositiva e diventando un elemento a sé stante da poter apprezzare. Una scelta coraggiosa risiede nei suoni di batteria così faziosamente sbilanciati da una parte dello spettro stilistico proposto dalla band, con un rullante sottile e tagliente, una cassa “puntuta” ed un suono generale concentrato sull’attacco dei singoli componenti del set di batteria. Una ben realizzata formula death metal, che calza a pennello nel mix e nella composizione dei brani, ribadendo con quanta cognizione di causa l’opera è stata assemblata.
Sicuramente Paralysis of Reason è un EP ricco di contenuti e di una qualità caratterizzata da un’abrasiva irriverenza che trova il massimo della sua espressione grazie al supporto della consapevolezza e della cognizione di causa dimostrata per tutto il disco dalla band e che ammicca vistosamente all’ascoltatore che alla fine dei cinque brani qui esposti è rimasto soddisfatto ma col fiato sospeso. Con una durata totale di 24:59 la release dei Tides of Sulfur si configura nel formato dell’EP, il secondo realizzato dalla band di Cardiff, successivo all’unico full length Extinction Curse uscito tre anni fa. Tirando le somme discografiche, al totale di diversi EP, demo, split e singoli le attenzioni adesso non possono che essere puntate verso un prossimo full length. Le aspettative hanno modo di essere tenute ad alti livelli oltretutto, in quanto con quest’ultima release i Tides of Sulfur stringono la presa su un genere peculiare e da loro sviluppato in maniera esemplare, motivo per cui chi se non proprio il power trio gallese avrebbe modo di innalzare ancora di più l’asticella qualitativa di questo segmento? Traccia preferita: “DLMM”.
(Sludgelord Records, Black Vodoo Records, MinoRobscuR, APF Records, Astral Noize Records, 2019)
1. Worms
2. Humorless Cunt
3. DLMM
4. Pariah
5. Paralysis Of Reason