Anche per i progetti più camaleontici arriva prima o poi il momento di tirare un attimo di fiato e ripensare a tutto il realizzato. Nel caso della release che ci accingiamo a trattare, non si tratta certamente di una brusca frenata, né di un vero e proprio rallentamento, bensì di un cauto, malinconico ed elegante ripasso dei ricordi di una carriera sempre di ottimo livello. Noir Jazz Fendom, che come giustamente alcuni hanno potuto notare contiene non pochi vaghi riferimenti a più riprese di vari frammenti temporali d’identità, presenta il progetto Macelleria Mobile di Mezzanotte in uno stato di grazia notevole. Partiti da forti accenti industrial e noise, i nostri hanno poi man mano implementato svariati elementi, sempre riconducibili a una certa sottocultura elettronica, una volta ammiccando al jazz noir, una volta al drone e così via, mentre ora, o meglio nel 2019 scorso, tutti questi elementi sono tornati vivi e vegeti a collaborare in un disco estremamente diverso nelle singole tracce ma sorprendentemente omogeneo nel complesso.
Quasi a seguire un fittizio ordine cronologico, a partire da “Death Was Last To Enter The Nightclub”, la Macelleria Mobile ripercorre i suoni più cari del suo sperimentare, man mano cambiando, che sia aggiungere, sottrarre o alle volte ricollocare, vari pezzi del proprio repertorio. Forte e ben delineata l’idea di mantenere sempre dei droni in ogni singola traccia, ripetizioni sostanziali e portanti di ogni brano che permettono di distinguere questi uno ad uno, mentre beat elettronici donano ora decadenza, mentre il sax canta e delinea la sua elegante depravazione, o la voce calma tenta approcci suadenti alle orecchie dell’ascoltatore. Ultima, ma non meno importante, è la presenza su questo ben congegnato opus di Paolo Bandera (Sigillum S) in “Devotion” e di Fabrizio Giannese (Aborym) in “Neon Lights Say You Will Die Tonight”, la prima scura e densa, la seconda sottile e lontana.
Concludiamo consigliando vivamente Noir Jazz Fendom, la cui durata di 34 minuti oltretutto risulta più che perfetta, non stanca ma anzi lascia un po’ col desiderio di poterne avere ancora, effetto sortito però forse solo a chi ha buona familiarità con questi generi tendenzialmente lunghi ed estenuanti (li si ama per questo, in fin dei conti). Non è quindi un’inquietudine che non termina mai, ma una piacevolissima vita grama in cui pascersi senza timore di effetti indesiderati.
(Subsound Records, 2019)
1. Death Was Last To Enter The Nightclub
2. Devotion
3. Heavy Clouds Like The Skyline Of Your Heart
4. Noir Jazz Fendom
5. Neon Lights Say You Will Die Tonight
6. Methadrome