La natura iraconda dello sludge si unisce al black metal; in questo modo, l’aggressività sonora entra in contatto con l’aspetto emotivo della proposta, e il risultato non può che essere curioso e percepito profondamente, anche per ulteriori influenze ben assortite all’interno dell’ascolto. Dopo una serie di demo ed EP, tre lavori in cui si può sentire il passaggio della band da un sound devoto all’hardcore al connubio citato in apertura, gli olandesi Throwing Bricks arrivano al loro album di debutto, What Will Be Lost. Questo disco si dimostra un ottimo biglietto da visita per la formazione, che dimostra subito un’intrigante attitudine.
L’innovazione rispetto al precedente EP Self-Distancing è proprio l’ampia carrellata di stili da cui i Nostri hanno preso a piene mani per arrivare a questo risultato, che ora viene trattata con più consapevolezza. L’ultimo lavoro mostrava tutte le carte in regola per essere il preambolo di una successiva fatica più completa ed eterogenea, capace di alzare vistosamente il livello del gruppo, ed è proprio questo ciò che è successo. Già in partenza si sente la differenza; l’opener “What Will Be Lost/Won’t Happen Again” è a modo suo la quiete prima della tempesta, con i suoi ritmi che strizzano l’occhio al doom, sprigionando solo nel finale tutta la rabbia che non farà nient’altro che aumentare successivamente.
I primi pezzi sono proprio questo, un continuo crescendo di aggressività che in “Constant Failure” arriva a mettere in primo piano la vicinanza al black, ben assortita ai ritmi più cadenzati e ai riff granitici. Subito dopo, con “Ceremony”, si hanno sei minuti di puro noise rock, dissonante e monolitico.
La compattezza di questo lavoro è sicuramente uno dei suoi punti forti, e si capisce già da questa prima metà. Il cambiamento tra i pezzi mostra lati diversi della proposta musicale del gruppo olandese, con la successione che risulta organica e di livello costante, mai confusionaria nella sua varietà, e la violenza scongiura una rabbia fine a se stessa.
Ci sono anche passaggi in cui vengono rievocate le origini hardcore della formazione. È il caso della successione formata da “Patterns Rise” e “Glass Queen”, che mostra come questa componente sia passata dall’essere centrale ad assumere una posizione marginale in questo contesto. Un’altra successione, quella che arriva subito dopo ed è formata dagli ultimi due brani dell’album, ci mostra definitivamente la mutazione del sound del quintetto, efficace nella sua varietà.
Se si guarda alla scena black metal olandese in questo 2020 sono diverse le produzioni interessanti, con Ossaert, Turia, Fluisteraars e altri che hanno rilasciato ottimi lavori. Al loro operato si unisce questo debutto dei Throwing Bricks, diverso nello stile vista la centralità dello sludge, ma comunque meritevole, e di buon auspicio per il futuro. Un nome da non dimenticare, a metà tra gli Amenra e i Regarde les Hommes Tomber.
(Tartarus Records, 2020)
1. What Will Be Lost/Won’t Happen Again
2. The Day He Died
3. Constant Failure
4. Ceremony
5. Patterns Rise
6. Glass Queen
7. Galling
8. Ready To Fall