Emerge, praticamente all’improvviso, e dalle stesse tenebre di cui si tinge, Death Comes Supreme, EP di debutto del duo black/death metal italiano Affliction Vector. La band si compone di due musicisti provenienti da una scena italiana d’eccellenza quali Ans (ex-Grime, ex-Ooze) ed il batterista Christian Musich (The Secret, Grime). Della stessa rilevanza si caratterizza l’appartenenza della band al roster di Argento Records, label il cui HQ ha sede ad Amsterdam, seppure l’etichetta abbia, da anni, diversi collegamenti con il panorama estremo italiano, come, ad esempio, la produzione, già nel 2015, dell’iconico Circle of Molesters degli stessi Grime. È appunto dalla sua fondazione nel 2015 che Argento Records produce release, perlopiù black/death metal, dal carattere ben delineato che i più attenti sapranno addirittura riconoscere all’ascolto. Questo filone di autenticità continua proprio con Death Comes Supreme, release che calza perfettamente nel catalogo di Argento Records. L’uscita dell’EP di debutto degli Affliction Vector avverrà il 25 settembre, in digitale e vinile 12”.
È con un contropiede che Death Comes Supreme apre il sipario sui cinque brani che lo compongono, presentando la prima traccia “Voiceless Prediction” con un lunghissimo intro in fade-in prevalentemente formato da noise e dissonanze, per altro realizzate, per mezzo di sola chitarra e delay/riverberi, dallo stesso Michael Bertoldini, chitarrista dei The Secret nonché padrone di casa in Argento Records, testimoniando una profonda comunione d’intenti tra band e label. Dunque il primo minuto d’ascolto farà alzare il volume, per poi continuare inaspettatamente ad incrementare d’intensità, ritrovandosi presumibilmente alla soglia del primo riff in balia sia di un volume altissimo, entrato di soppiatto, che di una sezione immediatamente violenta in termini di drumming, vocals e riffing, quest’ultimo oltretutto ripreso dalla migliore estetica death black metal odierna e non, difatti, proseguendo l’ascolto, non saranno sparuti i momenti in cui si passerà dagli echi di un death europeo seminale come quello dei Bolt Thrower o dei Dismember, agli assalti senza compromessi di act moderni come i recentissimi Black Curse. In una commistione ben bilanciata tra death e black metal l’EP trova la sua identità, esposta in un songwriting che non lascia spazio ad incertezze, trovando sempre la dinamica giusta tra sezioni frenetiche, lead di chitarra schizofreniche (che attingono dal bacino del grande death metal del passato) e sezioni di tremolo picking gelido, che tesse ombre impenetrabili all’interno di brani brevi (dai 3:30 ai 4:30 circa) ma punitivi, che infliggono cinque frustate decise e latali durante l’ascolto.
Dunque Death Comes Supreme è pregno, davvero fino al midollo, di un black metal di stampo assolutamente autentico, moderno ma ben ispirato dai capisaldi del passato, le cui caratteristiche sono ben distribuite per tutta la durata del disco e si fanno più evidenti in brani come il crocevia del disco “The Long Cold Rest”, che presenta sia monoliti di death metal, così come riff di furioso black metal, che indirizzano l’ascolto ad istanze odierne come Novae Militiae a Nekrovault. In ogni suo movimento il disco esibisce un drumming che sarebbe riduttivo etichettare come esclusivo elemento ritmico, difatti i pattern di Christian Musich sono sempre pertinenti ed efficacissimi nella sinergia con un riffwriting violento e caotico, inserendo esattamente al proprio posto, con pelli e piatti, una palette di tecniche dallo spettro volutamente circoscritto ma che va dritto al punto, con blast beat, bomb blast e d-beat (alla Norwegian black metal maniera) ispirati e di altissimo livello che non solo svolgono una funzione ritmica e compositiva fondamentale nella stesura dei brani, ma fornisco anche (quanto basta) un appiglio nel caos vorticoso sviluppato dal resto degli elementi come riff frenetici, stop-&-go brutali ed accelerazioni da fanno vacillare i sensi. Il caos primordiale di Death Comes Supreme è corroborato da una produzione raw che si configura come scelta artistica azzeccata, non scendendo comunque sotto la soglia di minima intelligibilità di ogni elemento, complice anche una formula minimale che permette ad ogni strumento di avere il proprio spazio sonico, pur inserendosi in un’amalgama nauseante di suggestioni criptiche, che indirizzano a band di culto come, per ispirazione, ai primi Darkthrone o, per furia primordiale, ai Teitanblood. A supporto dello scenario raw (ma non eccessivo) di Death Comes Supreme concorrono anche le vocals di Ans, il cui scream viene inserito allo stesso livello degli altri elementi, seppur riesce a non sparire tra di essi, nemmeno nonostante gli importanti riverberi che lo collocano, figurativamente, in lontananza e dentro una rete di caverne dimenticate. Vocalmente, ma anche per certe soluzioni chitarristiche, vengono reinterpretate brillantemente le peculiari cifre stilistiche del death/black metal dei Bölzer, sottolineate sia dalla teatralità dell’interpretazione vocale (anche nelle brevi parti di voce clean), sia da movimenti di chitarra che ricordano il duo elvetico, ma che vengono in questa sede interiorizzati, rielaborati e fatti propri con autenticità.
Quindi Death Comes Supreme è un debutto che si fa forte di una maturità già raggiunta, facendo superare a gli Affliction Vector la prova del nove a prima release. Nei soli 19:17 minuti di playing, l’EP assume una forma innegabilmente concreta ed autentica, derivata sicuramente dall’esperienza dei musicisti coinvolti, ma anche da un’evidente ispirazione profonda degli stessi nell’esigenza artistica che li ha portati alla composizione del disco. Il duo italiano riesce dunque ad essere agile ed efficace, presentando un death black metal che non trascura un aspetto in favore dell’altro, trovando un equilibrio sinergico, anche a fronte di un prodotto conciso ma selvaggio, che scaraventa sull’ascoltatore un breve compendio delle migliori cifre stilistiche del passato e del presente del genere, facendolo peraltro con la grande risolutezza di un debutto così ben realizzato fa supporre future release che potrebbero imporsi tra le punte di diamante del genere.
(Argento Records, 2020)
1. Voiceless Prediction
2. A Mere Illusion
3. The Long Cold Rest
4. Abandoned Into The Madness
5. At The Dying Sun