Quello degli Aberration è un debutto omonimo dalle intenzioni ben chiare: tre brani distribuiti in un quarto d’ora di terrore sonico nella forma del più claustrofobico e corrosivo blackened death doom metal. D’altro canto, nonostante il genere esiga spesso di essere esplicato in enormi traversate dal lungo minutaggio, gli Aberration possono anche prescindere dagli standard del suddetto segmento musicale, forti di un’esperienza significativa da parte dei musicisti coinvolti, che risultano essere in forze anche ad act come Void Rot, Suffering Hour, Tvær e Nothingness, difatti la comunione d’intenti dei suddetto sussiste nella concretizzazione di un’idra mostruosa che racchiude alcune delle realtà estreme statunitensi più abominevoli (tra Minnesota e Colorado). L’EP d’esordio è stato pubblicato il 15 gennaio 2021, in digitale ed in MLP 10” da Sentient Ruin Laboratiories, accogliendo la band in un roster d’eccezione, pienamente coerente con il tipo di release presentata.
Se singolarmente i membri degli Aberration hanno alle spalle release death o black metal di grandissimo spessore, a fronte di band più o meno recenti, ma sicuramente abbondantemente rodate, questo non significa che tale sicurezza e risolutezza negli intenti non si possa sentire anche in questo EP d’esordio, che oltretutto propone una formula che da una parte collima con il resto della discografia dei quattro membri, dall’altra propone un mix di suggestioni piuttosto originale e reinterpreta il genere ulteriormente rispetto a quanto già edito. La formula originale della combo statunitense, per quanto non presenti nulla di rivoluzionario all’interno del segmento (non ponendosi nemmeno tale obiettivo, a ragion veduta), risulta autentica, in particolare per l’intenzione, che in questo debutto è catacombale ed al contempo eclettica, attingendo ora dalle suggestioni dei pilastri del death doom metal finlandese quali Krypts e Rippikoulu, ora tornando negli USA nel panorama dei Winter e degli Spectral Voice. La vera punta di diamante degli Aberration però è da constatare nell’agilità e nella coerenza dei movimenti dalle granitiche sezioni death doom metal ai segmenti black doom metal (e viceversa), che scaraventano all’ascoltatore, indistintamente, sia opprimenti sezioni dilatate costituite da dissonanze e palm muting sorretti da un drumming marziale, sia momenti di blast beat nevrotico che getta le fondamenta per un furioso tremolo picking, talvolta raggiunto da lead agghiaccianti. L’intento dei tre brani (intitolati I, II, III) infatti è evidentemente quello di far gelare il sangue nelle vene ed occludere ogni spiraglio di luce dall’inizio alla fine di un disco che non lascia spazio per respirare e non retrocede un attimo dal suo assalto accanito. Tale assedio sonico vede cambiare forma solo in alcuni frangenti che da indiscriminatamente punitivi, diventano caotici e prevaricanti, sulle suggestioni dei leviatani del caos australiani quali Impetuous Ritual o Portal. L’unico elemento che volutamente è stato mantenuto nel range di un unico registro è quello della voce, che conduce l’assalto con la tirannia dei bassissimi growl propri al death doom metal più radicale. Indubbiamente l’efferatezza concentrata nel debutto degli Aberration trae giovamento da più scelte artistiche pertinenti, sia nell’ambito compositivo del songwriting e del riffwriting, sia da una scelta matura dei suoni che cura minuziosamente ogni aspetto del fronte sonico: dalla batteria incisiva, che sa quando emergere e quando fondersi al resto dell’alchimia, alle subliminali chitarre riverberate, annegate in texture dalle intenzioni atmosferiche che talvolta addirittura si spingono alle soglie del drone. Questa mistura tossica ha un risultato ossessivo, che infesta la mente dell’ascoltatore anche a disco finito, lasciandosi dietro un inquietudine spettrale. La scelta della numerazione romana progressiva per i titoli dei brani è adoperata con ragion di causa, quindi non tanto per negligenza (o per trend), ma risiedendo nella volontà di rendere i circa 15 minuti del disco un discorso unico, ovvero un flusso inesorabile di terrore indomabile che più procede nello sviluppare la sua collera, più fa piombare l’ascolto nell’oscurità di un abisso impenetrabile. Cionondimeno il disco mantiene alta la soglia dell’attenzione dell’ascoltatore proprio grazie alle già citate soluzioni formali che si alternano con la naturalezza di cui si può fregiare solo un prodotto musicale di autentica ispirazione. Il comparto tecnico del disco è di alto livello, non rientrando volutamente nel territorio della brillantezza sfolgorante dell’hi-fi, piuttosto rendendo intellegibile, quando dovuto, il caos empirico della band, che vuole comunque apparire sonicamente come un uno blocco, compatto ed inamovibile.
Questo degli Aberration quindi è un esordio che ha l’ardire della novità, ma che non pecca di ingenuità o di impreparazione. I quattro musicisti statunitensi hanno un background importante da mettere sul tavolo, e lo fanno seduta stante, con la risolutezza di un prodotto breve nel minutaggio ma enorme nel contenuto. L’EP di debutto della band è un monolite di blackened death doom metal nella sua forma più terrificante, che si avvale di un oscurità abissale ed opprimente, così come di un arguzia gelida e sferzante, dimostrando come un esordio estremo debba essere confezionato secondo manuale, curandone quindi ogni aspetto meticolosamente, nonostante il suo contenuto estetico sia furioso, caotico e forte di un buio paralizzante che non fa distinguere il raziocinio dalla follia.
(Sentient Ruin Laboratories, 2021)
1. I
2. II
3. II