Poche band vantano un’evoluzione tanto diramata e promiscua come The Mountain Goats. Nella loro carriera – più che ventennale – molti componenti si sono alternati ad eccezione di John Darnielle, che poi è l’autore e la voce di tutte le canzoni. Chi ha un debole per la cosiddetta musica lo-fi degli anni ‘90 (Daniel Johnstone, Elliot Smith, ma anche Kurt Cobain) tende ad associare la figura di John Darnielle con questa stagione straordinaria della canzone americana, la quale è caratterizzata da registrazioni a cassette, da un sound grezzo, stridente e disadorno. Canzoni come “Going to Georgia”, “Weekend in Western Illinois”, “Snow Crush Killing Song”, rimangono tra i migliori esiti di uno dei cantautori più prolifici degli ultimi tempi (attualmente ha firmato 19 album). Nonostante la svolta degli anni 2000 che ha reso nel tempo Darnielle meno radicale e più orecchiabile, The Mountain Goats non hanno mai dimenticato da quale tendenza “politica” provengono: quella della bassa fedeltà, dell’autoproduzione e dell’allergia a cavalcare mode e tendenze di mercato.
Ma veniamo all’ultimo album che ci interessa recensire. È molto diverso dai precedenti. S’intitola Getting Into Knives ed è uscito ad ottobre del 2020. L’album è stato realizzato in studio e rappresenta il controcanto o il rovescio del precedente Songs for Pierre Chuvin (2020), che aveva riproposto lo stile degli esordi, vale a dire canzoni secche, spesso molto brevi, essenziali, costituite soltanto da chitarra e voce. Al contrario Getting Into Knives ritorna a un suono più curato e avvolgente, ad atmosfere più melodiche, introducendo una varietà disparata di strumenti (batteria, pianoforte acustico, organo hammond, tromba, sax e l’immancabile chitarra). Alla linea cantautorale, solista, monocorde Darnielle oppone col nuovo album un linguaggio più contaminato che spazia da brani alternative rock e folk, rievocando gruppi come Belle and Sebastian, sfociando anche in soluzioni colte, jazzistiche, a tratti vintage. Il risultato è un’opera sofisticata che alterna dinamismo e rilassamento, vitalità e malinconia.
Getting Into Knives è un album ricco di canzoni (ben tredici) che ci accompagnano per oltre cinquanta minuti. Spicca la letterarietà dei testi che tracciano delle storie, in linea con la tradizione dello storytelling americano, che intrecciano in maniera originale almeno due registri: il reale e il fantastico. In altre parole, la realtà delle storie che Darnielle ci racconta risulta abitata da fantasmi, sogni e visioni. È proprio questo alone di mistero che insidia la realtà convenzionale uno dei tratti più significativi dell’album.
Sicuramente la prima canzone “Corsican Mastiff Stride” è perfetto esempio di come si realizza un biglietto da visita: un pezzo evocativo, incalzante, con un testo on the road che tratta il motivo del viaggio senza fine (“We’re not coming home any more”). “Tidal Wave” dipinge un’atmosfera un po’ cool, elegante, con un intro di basso e batteria e con un finale polifonico in cui si miscelano un po’ tutti gli strumenti. “Picture of My Dress” spicca per una certa intelligenza narrativa (racconta di una donna divorziata che ripercorre luoghi e momenti del passato, scattando foto al vecchio abito da sposa). Anche “The Last Place I Saw You” è una performance intima e sommessa che muove su accordi un po’ jazz, con un attacco piano e voce, e col sax si insinua e si lega all’insieme. Il singolo “Get Famous” è un po’ sarcastico, scanzonato, parla dell’imperativo che spinge oggigiorno gli artisti (e non solo) a raggiungere la notorietà e la fama. A chiudere con decisione l’album è l’omonimo “Getting Into Knives”, brano fra i più lirici e intensi, lento ma ben ritmato da percussioni. Interessante è il suono delicato della chitarra acustica e lo sfondo dell’organo hammond che dona al pezzo conclusivo un colorito soul e spiritual.
Getting Into Knives è un album che coinvolge l’ascoltatore, lo accarezza, lo immerge in suoni di altri tempi. Una produzione intelligente, inclassificabile per un orecchio attento e sofisticato. Senza dubbio, vale la pena ascoltarlo!
(Sam Phillips Recording, 2020)
1. Corsican Mastiff Stride
2. Get Famous
3. Picture of My Dress
4. As Many Candles as Possible (featuring Charles Hodges)
5. Tidal Wave
6. Pez Dorado
7. The Last Place I Saw You Alive
8. Bell Swamp Connection
9. The Great Gold Sheep
10. Rat Queen
11. Wolf Count
12. Harbor Me
13. Getting Into Knives