Una mezz’ora di black metal che va a toccare varie derive del genere che si sono contraddistinte negli anni, senza mai dimenticare le origini, le tenebre primordiali che rimandano direttamente agli anni ’90. Gli Isgherurd Morth si presentano senza mezzi termini con un album feroce e intraprendente, nato dall’unione di menti già attive in altri progetti, ovvero i due russi Max Constantinov (Kamlath) e Peter Shallmin (Escapethecult) e il francese Romain Goulon (Necrophagist, Benighted). Dopo aver collaborato nel progetto Stench Price, i tre musicisti hanno dato alla luce Hellrduk lo scorso 12 marzo tramite Repose Records, debuttando così sotto questo moniker.
Il disco è un omaggio al black metal nella varietà con cui col tempo si è saputo esprimere, dando vita a un’infinità di interpretazioni differenti dei suoi sottogeneri. “Inferhn” apre le danze con un’altalena tra riff basilari e diretti e altri più distaccati alla ricerca di derive più vaste e spinose; continui cambi di tensione che inizialmente risultano abbastanza piatti, per poi trovare maggiore impatto con la seguente “Kultth Tormentr”. Da qui si entra nel vivo del disco, con un brano che si distingue per la ferocia tipica dell’immortale seconda ondata, mediata solo dallo stacco black’n’roll nella parte centrale. Nel suo implacabile fermentare che minuto dopo minuto si traduce in una successione di riff dritti al punto, i Nostri arrivano con le ultime tre tracce a mostrarsi compositori dalle ampie vedute. Senza perdere il contatto con le radici dell’album il trio accenna prima al progressive metal, seguendo vagamente le orme di Borknagar e simili, per intenderci, con settori meno lineari. Si uniscono anche sentori di un post-black più passionale, come possiamo constatare specialmente nella conclusiva “Beliath Todh Grimr”. Tutti questi richiami nei singoli pezzi riescono a farsi apprezzare senza molti problemi, specialmente per la capacità di ritagliarsi il loro spazio senza intaccare il sound grezzo della formazione, ma si dimostrano più deboli se si pensa alla produzione in generale, con una tenuta mediocre a lungo termine.
Hellrduk non è un disco deludente, anzi, contiene del buon materiale se si parla di black metal senza fronzoli, che si sforza anche nell’ampliare i propri orizzonti. L’ascolto scorre tutto sommato linearmente, aiutato anche da una durata ridotta all’osso, che supera di poco la mezz’ora, ma dopo il primo approccio non lascia molto, se non l’apprezzamento particolare per uno dei suoi cinque pezzi a seconda della soggettività dell’ascoltatore. Gli Isgherurd Morth debuttano con questo lavoro, nulla di sensazionale ma comunque apprezzabile nella sua ricerca di unire il sound classico e tagliente del genere a influenze più o meno recenti. Ora è da vedere se questo progetto diventerà uno dei tanti side-project tralasciati dopo le prime pubblicazioni o se i tre musicisti continueranno su questa strada per cercare di esternare il potenziale inespresso di questo loro debutto.
(Repose Records, 2021)
1. Inferhn
2. Kultth Tormentr
3. Nokturahl
4. Lucir Stormalah
5. Beliath Todh Grimr