Membro fondatore e mente dei seminali Cypress Hill, l’MC e producer Lawrence Muggeroud, in arte Dj Muggs è artista dai mille volti e protagonista di un percorso sorprendentemente vario e costellato da decine di collaborazioni con i più grandi interpreti degli anni ’90, da Xzibit a GZA passando per Beastie Boys e Tricky. Archiviata la prima uscita del 2021 dal titolo Death and the Magician con il rapper Rome Streetz, Muggs alza per l’ennesima volta l’asticella pubblicando il nuovo Dies Occidendum, album interamente strumentale uscito il 12 marzo sotto Sacred Bones Records.
Fin da subito appare chiaro che la volontà di Muggeroud sia ancora una volta di spiazzare l’ascoltatore. Le tematiche del disco vengono immediatamente palesate da quanto di più distante esista dall’immaginario estetico hip-hop: un artwork in stile basso medievale quasi a voler preannunciare alla civiltà ormai perduta, un ritorno a tempi funesti dominati da carestie e pestilenza. Una voce fuori tempo canticchia un’inquietante e sgangherata litania nell’opener “Incantation”, intervallata da note di pianoforte troncate il cui sviluppo melodico risulta solo accennato ma di fatto di impossibile compimento.
L’intera estetica del disco è fortemente dominata da un senso di perdizione e straniamento che affossa completamente qualsiasi speranza di ricerca di appigli confortevoli e stabili. Ai cori strazianti di “The Chosen One” incorniciati da loop di piano stile horrorcore si alternano voci e richiami ad immagini di vecchi film horror che cercano invano di avvertire dell’imminente sciagura pronta ad abbattersi su ciascuno di noi. Synth cavernosi e una batteria dalle linee striscianti e minimaliste costellano “Liber Null”, brano che più di tutti riflette un senso di alienazione implacabile in cui la costante dello scorrere del tempo non coincide con la frammentarietà degli eventi che sovrastano il nostro vivere. A spezzare ulteriormente il ritmo di un flow volutamente altalenante e incostante ci pensa “Nigrum Mortem”, pezzo in cui si intrecciano in una composizione originalissima e totalmente fuori dagli schemi chitarre doom stoner e tappeti di organi supportati in maniera impeccabile da una linea di batteria free jazz dal suono ovattato che rende ancor più palpabile e definita la linea esoterica che unisce il lavoro nella sua interezza.
I dieci brani che compongono Dies Occidendum, assimilabili come entità unica e perfettamente amalgamata, compendiano al meglio elementi incrociati di dark hip hop, ambient e psych rock fornendo al lavoro una varietà stilistica davvero unica nel suo genere. Tutto in Dies Occidendum appare ben equilibrato e ragionato, lontano anni luce dagli effetti impattanti che può avere un disco hip-hop convenzionale. Ogni suono è finemente analizzato, ricostruito e sapientemente modellato secondo nuovi canoni estetici. Tuttavia è nella gestione dei vuoti sonori che Muggs si esprime al meglio, caricando sapientemente di drammaticità ogni momento interlocutorio e sfruttando appieno il potere di passaggi minimalistici, esempio lampante il brano finale con inserti field recoding “Transmogrification”, senza che questi intacchino in alcun modo ritmo e tensione emotiva. Se inizialmente poteva destare qualche perplessità vedere prodotto un album di DJ Muggs da una casa discografica che produce artisti distanti dall’immaginario hip-hop come John Carpenter o Zola Jesus, Dies Occidendum è la riprova che ogni pregiudizio costruito attorno alla musica di qualsiasi tipo, non abbia ragione di esser preso sul serio.
(Sacred Bones Records, 2021)
1. Incantation
2. The Chosen One
3. Nigrum mortem
4. Liber null
5. Alphabet of Desire
6. Subconscious
7. Veni vidi amavi
8. Anointed
9. Anicca
10. Transmogrification