Rispecchiando l’imperturbabile raziocinio espresso pure nelle loro tematiche, i Wesenwille, duo dissonant black metal olandese, realizza il secondo full length II: A Material God, ovvero il secondo capitolo di una discografia iniziata nel 2018 con I: Wesenwille. È inopinabilmente chiara la suddivisione del proprio operato, che il 12 marzo 2021 ha visto la sua seconda concretizzazione, uscita tramite la label francese Les Acteurs de l’Ombre Production, che accoglie la band di Utrecht in un roster d’eccellenza, quanto mai pertinente ad una proposta musicale contemporanea, ispirata, completa, carica d’idee e di suggestioni come quella del duo olandese. Il disco è uscito in dei curatissimi formati digital/CD digipak e doppio LP.
A tre anni di distanza dal full length di debutto, i Wesenwille continuano a sviluppare un’idea che, sia esteticamente che formalmente, era ben chiara già dalla sua prima iterazione, incapsulata in un black metal dissonante ed atmosferico che si esprime nell’equilibrio tra ruvido contrasto e concatenazioni melodiche, così come tra sezioni frenetiche e segmenti ampiamente distesi. L’obiettivo musicale dunque non è da poco e già la sua concettualizzazione potrebbe risultare complessa, il duo olandese però tiene fede a quanto asserito nel primo disco e lo sviluppa oltretutto con estrema coerenza, elaborandolo con la maestria di chi ha maturato una grande esperienza pregressa – difatti la line-up del disco presenta R. Schmidt come compositore, lyricist, vocalist, bassista e chitarrista (in forze anche presso Grafjammer, Weltschmerz e, live, in Nocturnal Depression e Verwoed, tra gli altri) ed il batterista D. Schermann (presente anche in Apotelesma e Verval, tra gli altri).
Se a certificare la maturità artistica della band non bastasse il curriculum artistico dei membri, lo dimostra senza dubbio il contenuto di II: A Material God, difatti i circa 50 minuti del disco, suddivisi in otto tracce, presentano una forma tanto eterogenea quanto ben interpolata tra le sezioni, che espongono una grande quantità di idee senza però perdere di coerenza e di coesione tra esse. Una forma quantomai varia, se non addirittura complessa, la presuppone lo stesso stile di dissonant black metal, che in questo secondo opus, ancor più che nel primo, è articolata e finemente orchestrata, ponendo il disco in quel sottoinsieme di black metal moderno rappresentato, almeno nell’ultimo decennio, da act europei quali Deathspell Omega, Svart Crown e Svartidauði e, oltre il vecchio continente, da Imperial Triumphant ed Ulcerate. Una delle possibilità espressive permesse dal suddetto segmento musicale consiste (come dimostrato dalle band succitate), particolarmente nella possibilità di valicare i confini del black metal, e conseguentemente potervi rientrare a piacimento e nella misura necessaria e, specialmente in II: A Material God, il duo olandese coglie appieno tale opportunità, configurando uno stile tanto autenticamente personale quanto brillante, oltre che per forma, anche per le tematiche trattate, che consistono nell’esposizione (anche critica) dell’iper-industrializzazione del mondo moderno e dello sfrenato sistema capitalistico adottato dalle società odierne, oltre che da una fascinazione per l’architettura moderna, talvolta brutale. Lo stesso nome della band è una chiara indicazione alle tematiche esposte, difatti lo stesso termine “Wesenwille” proviene dal saggio sociologico “Gemeinschaft und Gesellschaft” di Ferdinand Tönnies, dove si descrive il desiderio razionale ed egoista dell’individuo facente parte delle grandi società moderne, in opposizione all’istinto che porta le comunità a conseguire obiettivi comuni. Se la tematica è già molto chiara fin dal nome e dalle lyrics (oltre che dal contenuto estetico degli album), questa viene rimarcata ulteriormente da un riffwriting ora caotico, cervellotico ed oltremondano, ora disteso ed atmosferico, che fornisce le solide basi, insieme alla sezione ritmica, a lead spesso melodiche, sicuramente non cantabili, ma comunque ben intellegibili e elegantemente strutturate, oltre che opportunamente inserite. La qualità dei riff è magnificata oltretutto da un songwriting avvincente, talvolta imprevedibile, che alterna con agilità sezioni anche lontane tra loro in termini di forma e suggestioni, convenendo comunque a tenere sempre alta l’attenzione durante l’ascolto delle otto tracce, che non presentano particolari scissioni l’una dall’altra, piuttosto procedono impetuose in una successione implacabile da concept album. Per quanto la composizione dei brani possa risultare spesso incentrata sui riff di chitarra, che espongono la maggior parte della comunicazione, tuttavia gli altri elementi che concorrono alla completezza del songwriting diventano comunque indispensabili, specialmente nei momenti in cui la struttura compositiva diventa piuttosto intricata, come quando vengono eseguite le frequenti suddette lead di chitarra. Vocalmente R. Schmidt merita una menzione speciale, in quanto le vocals in II: A Material God rappresentano una delle punte di diamante del disco: il registro vocale è decisamente circoscritto, così come la tecnica vocale, che risiede in un fry scream sul medio registro alla “atmospheric black metal” maniera e che risulta estremamente efficace e comunicativo, asserendo alla funzione di complemento al contenuto strumentale piuttosto che il contrario, dunque lasciando l’attenzione sugli strumenti e, come già detto, su delle linee di chitarra che dominano l’intero disco.
L’alto livello espressivo, compositivo e formale è affiancato, di pari passo, da una comparto tecnico altrettanto d’eccellenza, che si evince particolarmente nell’intelligibilità degli strumenti, anche nei momenti più caotici, oltre che nella pertinente gestione delle diverse sezioni dei brani, inclusi i momenti di transizione caratterizzati da sample di voce parlata. La produzione è stata curata, dall’inizio alla fine, da JB van der Wal, che aveva già seguito, seppur parzialmente, la band nella realizzazione del loro primo album, dunque il suddetto si è potuto avvalere, in maniera determinante, di una conoscenza pregressa della musica e del suono del duo di Utrecht.
Già in I: Wesenwille la band olandese ha esposto la sua formula con maturità, delineando, anche piuttosto fermamente, le caratteristiche principali del proprio operato, dunque II: A Material God non ha avuto bisogno di passare una prova di maturità, poiché precedentemente sostenuta ed ampiamente superata, piuttosto in questo disco ci si è concentrati sullo sviluppo del discorso musicale presentato nell’esordio del 2018. Nei tre anni di gap è evidentemente quanto siano state maturate idee e suggestioni in abbondanza e lo si sente senza ombra di dubbio in tutti i circa 50 minuti di II: A Material God. I primi due passi dei Wesenwille sono stati decisi, estremamente pragmatici e concreti, affermando l’esperienza della band in un territorio già precedentemente battuto, ma che sa già di rinnovato oltre che di attuale.
(Les Acteurs de l’Ombre Productions, 2021)
1. The Descent
2. Opulent Black Smog
3. Burial ad Sanctos
4. Inertia
5. Ritual
6. A Material God
7. Ruin
8. The Introversion of Sacrifice