La serie esclusiva di full length dei Cold Cell rimane ininterrotta con The Greater Evil, quarta release dell’ensemble atmospheric black metal svizzero che aggiunge alla propria discografia, iniziata nel 2013, un altro ispiratissimo album pubblicato il 23 aprile 2021, nei formati digital/CD digipak e doppio LP, tramite la label francese Les Acteurs de l’Ombre Production, che accoglie per la prima volta la band elvetica tra le proprie fila, coerentemente con il resto del proprio roster.
I circa 49 minuti dell’album, distribuiti in sette tracce, introducono l’ascoltatore al mood del disco con l’intro della prima traccia “Scapegoat Season”, che vede la collaborazione del vocalist Frederyk Rotter (Zatokrev, ex-Crown), che ha prestato le sue vocals anche nella traccia di chiusura “No Escape”. Tale introduzione al resto dell’album risulta quanto mai necessaria considerando il contenuto di The Greater Evil, tanto ricco quanto grave ed esistenziale, dunque adeguatamente assimilabile esclusivamente secondo i suoi tempi ed i suoi livelli d’attenzione. Circa l’intensità della proposta musicale, i Cold Cell hanno un background d’eccellenza, non solo riguardo la produzione in studio, ma specialmente grazie a dei live show di grande pathos ed atmosfera, che hanno valso loro un’importante nomina, specialmente nell’interessantissimo underground svizzero. Dunque The Greater Evil è un disco che si fa carico di grandi aspettative e che sicuramente in termini di pathos non vengono disilluse. Già dai primi momenti si evince quanto le sensazioni e l’introspezione siano i fulcri della narrazione musicale, che a livello estetico risulta tanto intima quanto oscura, sofferente e lontana da una redenzione che piuttosto viene oppressa da un’oscurità impenetrabile, mentre, a livello formale, la formula dei Cold Cell è estremamente dettagliata e ben realizzata, risultando in una trascinante commistione tra atmospheric black metal (talvolta raggiunto anche da ispiratissime sezioni ambientali caratterizzate da eterei movimenti di chitarre e synth) e depressive black metal. Quest’ultimo indirizzo risulta espresso quasi esclusivamente dallo stile vocale di S, specialmente quando il carico di spleen si fa più significativo nelle sopracitate sezioni ambientali. Tali vocals sono inopinabilmente una delle punte di diamante del disco per interpretazione, poliedricità ed ispirazione, difatti esibiscono una qualità vocale principalmente urlata, esposta su un registro piuttosto circoscritto, quindi accostabile, volendo, anche al post-metal, dall’altro canto però le linee vocali si spingono in shriek e disperazioni tipiche del depressive black metal (come, ad esempio, vistosamente, durante la traccia “Greatest Of All Species”), creando un connubio tanto originale quanto ben riuscito che caratterizza notevolmente il disco e che sicuramente contribuisce a costituire il trademark della band. Sicuramente si può parlare di una formula ben riconoscibile in The Greater Evil, facendo passare alla band di Basilea la prova di maturità a man basse, non solo per l’altissima qualità dell’album, ma anche grazie ad una coerenza ribadita dall’inaugurazione della propria discografia, che dal 2013 si costituisce unicamente di full length, dimostrando quanto la proposta musicale dell’ensemble black metal svizzera esiga il suo spazio per essere esposta, oltretutto confermandolo con cognizione di causa tramite il contenuto stesso dell’album, che non potrebbe essere esposto altrimenti, se non con brani il cui minutaggio medio si attesta sui sette minuti, orchestrando sezioni magistralmente articolate, un songwriting maturo, interessante e che tiene sempre alta la soglia dell’attenzione. Il riffwriting è tanto ben realizzato quanto efficace, svolgendo con pertinenza le diverse suggestioni dell’album. Le linee melodiche delle chitarre di Ath e DmL si intrecciano in una stesura sapiente, che esula dal tipico rapporto lead/rhythm, in favore di una composizione al limiti del tessiturale, tanto essenziale quanto ispirata, fondendo il tremolo picking in fasce sonore grazie ad ampi riverberi e scambiandosi spesso i ruoli con i synth. I movimenti compositivi succitati sono possibili sia grazie all’abilità dei musicisti coinvolti ma anche, imprescindibilmente, grazie ad una virtuosa cura del suono, che non lascia nulla al caso e che riesce ad avvalersi di una tecnica completamente al servizio dell’espressione. La sezione ritmica fornita dal batterista aW (anche in forze nei Schammasch) ed il bassista In risulta non solo particolarmente solida, ma anche poliedrica, raggiungendo adeguatamente le suggestioni e gli obiettivi artistici di The Greater Evil. Il conseguimento di tali obiettivi avviene anche grazie ad una batteria potente, precisa, non solo ritmica ma anche determinante dal punto di vista compositivo, oltre che grazie ad un basso ugualmente agile, supportato da un suono efficace ed interessante, che nei momenti in cui riesce maggiormente a tagliare il mix espone un growl roccioso che ritaglia la sua parte sia nel songwriting che nello spazio sonico.
Proprio il comparto tecnico del disco, curato dall’inizio alla fine da Victor Bullok al Woodshed Studio, fa avvalere a The Greater Evil di un chiara intelligibilità ed una qualità sonica eccellente, indispensabile per la completa e corretta esposizione dei suoi contenuti, aggiungendo un ulteriore layer di godibilità all’album.
È un atto di coerenza estrema quello dei Cold Cell di The Greater Evil (magari proprio determinato dalla proverbiale puntualità svizzera), che risulta essere un full length senza compromessi, dando il dovuto spazio ad un contenuto estremamente ricco e motivato, che fa inoltrare la band elvetica ancora di più verso un abisso impenetrabile, ma al contempo caratterizzato da un livello espressivo di rara profondità. Formalmente l’album si fa forte di punte di diamante come le ispiratissime vocals di S ed una composizione realizzata magistralmente ed eseguita con autentica esigenza artistica. L’alchimia della band di Basilea è estremamente originale e ben riconoscibile, risultando in una commistione di atmospheric black metal e depressive black metal così efficace da risultare estremamente spontanea e pertinente, soddisfacendo le aspettative di un disco che ha alle spalle un’eredità di alto livello, perfino superandola.
(Les Acteurs de l’Ombre Productions, 2021)
1. Scapegoat Season
2. Those
3. Open Wound
4. Armoured In Pride
5. Greatest Of All Species
6. Back Into The Ocean
7. No Escape