La sensazione di ritorno a casa, qualunque essa sia, che mi ha trasmesso il sapere che i Die Sünde avevano finalmente programmato la pubblicazione del nuovo EP Strega è stata inaspettatamente molto forte, tanta quanta la necessità e la voglia di scrivere qualche riga per incensare il bellissimo lavoro che la band veneta ci propone a distanza di due anni dall’ottimo debutto. Ci ho pensato molto sul motivo per cui l’ascolto di questo album mi abbia trasmesso una sensazione così intima e personale; è stato paragonabile all’ascolto di una mia personale produzione. Una boccata d’aria fresca. Ed ecco la spiegazione: la speranza dietro l’underground italiano che, floridamente, continua ad andare avanti seppur con le mille difficoltà causate dalla situazione pandemica che viviamo ogni giorno, ci regala la forza, la volontà e l’urgenza di rendere partecipi tutti i seguaci delle nostre bellissime realtà e che esiste ancora la possibilità per chiunque di continuare a seguire le proprie passioni con la stessa intensità di prima, la stessa caparbietà anzi, se possibile, ancora più convintamente. Quello che i Die Sünde ci propongono è uno stile personalissimo a cavallo tra il post-black metal più ritualistico ed il post-metal più vicino agli Amenra.
Strega è un brano sontuoso dalla durata di 20:41 e diviso idealmente in tre atti, il cui fil rouge è nichilista, distruttivo ma non senza la volontà della ricostruzione. Una ricostruzione che porta il cambiamento radicale dei valori di una società al collasso la quale necessità di atti meditativi intensi su sé stessi prima ancora che su chi ci sta intorno: siamo noi stessi la scintilla verso la possibilità di ricreare un mondo civile in cui vivere, ristabilendo il legame ormai perso con la natura. Ma perché il nome Strega? Ce lo spiegano direttamente i Nostri:
“Strega come cultista della natura, protettrice di essa, guaritrice.
Strega come cultista del male, esoterismo volto alla distruzione, demone.
Strega come figura della donna, indipendente, saggia, fertile.“
Si tratta della chiamata di un’entità femminile che come tale, in maniera innata, è composta dalla triade: creazione della vita, distruzione della stessa, rinascita. Questa visione, in maniera evocativo-esoterica, celebra una figura forte della donna e le ridona tutto ciò che nel corso dei millenni le è stato tolto creando, di fatto, una società sconclusionata che genera solo morte. Strega si divide in tre momenti anche musicalmente riconoscibili durante l’ascolto: l’evocazione, momento in cui l’entità viene chiamata ed essa si manifesta; la purificazione è il frangente in cui la distruzione la fa da padrona, la peste si sparge veloce e tutto miete; la creazione, che corrisponde alla chiusura del brano dove dal sangue versato si compone la melma primordiale che porterà alla vita. La natura che si riprende il suo spazio contro il cancro dell’umanità: un grave e forte attacco alla società moderna, oggi assai indebolita da tutto ciò che è capitato negli ultimi anni e dagli ultimi fatti gravissimi di attualità che stanno accadendo a seguito della crisi del Donbass in Ucraina. La musica segue il testo di pari passo, si infittisce e scurisce dove le liriche diventano cupe e nichiliste, diventa cruda e tetra dove regna la devastazione e si apre in un leggero bagliore, dove si cela la possibilità di rinascita. Le chitarre dominano sovrane, sono esattamente ciò che serviva per descrivere un immaginario nero, dal sentore gotico e decadente. Il basso è l’arma distruttiva che con la batteria segna una componente ritmica semplice, cadenzata ma fortemente d’impatto. Le voci sono strazianti, precise e necessarie a creare un’atmosfera in cui primeggia la mestizia ed il tramonto umano.
Un ennesimo plauso è da fare all’ottimo lavoro di produzione e registrazione dell’EP dei Nostri che, come di consueto, propendono per il DIY, fanno tutto da loro e mica si sbagliano. Citando l’intervista dello scorso anno presente sul nostro canale Youtube: “Volevamo il male? C’è il male”. Stavolta c’è anche la distruzione ed una finale parvenza di speranza. Anche il mixing segue le intenzioni della band e lo fa sempre in maniera opportuna. I Die Sünde sono una band a tutti gli effetti, non un gruppetto cittadino che si appiglia al sentito ed al già fatto. Dimostrano di poter tenere testa ai più noti ed addirittura superarli (e siamo solo alla seconda pubblicazione). Non ho dubbi che questi ragazzi faranno strada, se lo meritano e, da fan, riceveranno tutto il supporto che potrò dargli. E ancora: in musica l’essere riconoscibili, avere dei tratti personali che siano identificativi è fondamentale. L’asticella si è alzata di parecchio dopo il già ottimo debutto. Staremo a vedere cosa ci regaleranno in futuro i nostri cari Die Sünde. Per ora godiamoci il gioiello che è Strega, con la speranza di poterli vedere al più presto sui palchi a raccontarci chi sono.
L’underground italiano è vivo.
(Drown Within Records, Ripcord Records, Violence in the veins, 2022)
1. Strega