Sono passati ben 8 anni da quando i LVTVM debuttarono con Adam, un lavoro massiccio e ambizioso, caratterizzato dalla formazione atipica con due bassi, sintetizzatori e batteria, capace fin da subito di mostrare buone idee e del potenziale a disposizione. Nel lungo periodo che ha preceduto questo loro secondo lavoro, Irrational Numbers, l’attività è stata molta, sia dal vivo, per promuovere quanto scritto in passato, che in studio, per pensare al futuro. Pubblicato tramite una cordata di etichette nostrane (Controcanti Produzioni, Vollmer Industries, Drown Within Records, Zero Produzioni, Gorilla Punch e Cave Cavem DIY), il disco mette in evidenza un quartetto molto più maturo e sul pezzo rispetto al debutto, complici composizioni più dense e dritte al punto e un lavoro alle tastiere ben amalgamato, merito anche del nuovo ingresso nella line-up, il tastierista Matteo Borselli.
A vederne la durata si pensa più a un EP che a un full length, ma quando nemmeno mezz’ora di musica fa percepire tanti stimoli quanti altri artisti riescono a trasmettere in minutaggi doppi, ci si rende conto di come ogni passaggio sia cruciale e la durata un’informazione non particolarmente ragguardevole. Irrational Numbers è questo, un ascolto apparentemente immediato e rapido ma che ha molto da nascondere, così come un numero irrazionale cerca di misurare la realtà in ogni suo aspetto ma non potrà mai coglierne totalmente l’essenza, che va oltre il concepibile. Questo tentativo di orientarsi in un universo sconfinato, che si vuole misurare pur non avendone il controllo, è la motrice dei pezzi, stimolo psichico che si traduce in composizioni musicali, ognuna delle cinque di questo disco col suo messaggio e la sua anima. Musicalmente parlando le componenti fondamentali di Irrational Numbers riprendono il debutto, donando però più fluidità alle composizioni e con maggiore spazio per i frammenti progressive, richiamando certe sonorità che il genere l’hanno contraddistinto e modellato dalle origini. Troviamo un’atmosfera di settantiana memoria in pezzi come la conclusiva “Speculum”, mentre “Hic sunt leones” delizia con la sua natura più psichedelica e gli accenni post/stoner fanno capolino a più riprese. Concettualmente i riferimenti sono tanti, dall’opener “Holzwege” che richiama Heidegger ricordando l’importanza degli errori per avere visioni più ampie, a “Ouroboros”, la ben nota e dalle numerose interpretazioni figura del serpente che si morde la coda. Vista la natura strumentale delle canzoni l’ascoltatore può vivere l’immersione nei pezzi in maniera puramente soggettiva, senza l’influenza dei testi, cogliendo accezioni ascoltando unicamente la sua psiche; ciò che è certo, è come la musica sia capace di trasportare nella sua multiformità, a prescindere dall’interpretazione che riceve.
Irrational Numbers è un disco corposo, senza momenti morti e molto ordinato, capace quindi di non disperdersi col passare dei minuti né tantomeno privo di sostanza, vista la sua durata contenuta. La band toscana è riuscita a fare un passo in avanti deciso, mettendo in luce l’espressività della propria musica che sorge dalla stratificazione mai banale e sempre coinvolgente delle tracce strumentali.
(Controcanti Produzioni, Vollmer Industries, Drown Within Records, Zero Produzioni, Gorilla Punch, Cave Cavem DIY, 2022)
1. Holzwege
2. Hic sunt leones
3. Oscillator
4. Ouroboros
5. Speculum