Parlare di musica, ve lo assicuro, non è facile, in quanto è una materia che se pur soggetta ad oggettività, è assai soggettiva. I Cani Dei Portici, per chi non li conoscesse, sono una delle realtà musicali italiane più interessanti degli ultimi anni; converrete che soppesare le parole spese in questa recensione sarà fondamentale, ancor di più che in altri casi. Prima di tuffarci a capofitto nel mare sconfinato che è la loro musica, è doveroso introdurre celermente il poliedrico duo composto da Claudio e Demetrio, rispettivamente chitarra e batteria. Potremmo provare ad inquadrare il genere suonato dai due in una sorta di commistione tra il noise ed il post-rock, ma forse sarebbe più corretto definirlo semplicemente dogcore, termine coniato ironicamente da loro, il quale gli calza perfettamente a pennello. Formatisi nel 2013, hanno fatto uscire nel corso degli anni un EP, un full album e, due anni fa, una sessione dal vivo registrata nello studio Produzioni Rumorose. Consci anch’essi, con tutta probabilità, della grandezza che fu Due, scelgono di intitolare il loro nuovo album Hype For Nothing, suggerendo di tenere calmi gli animi, in quanto alle volte, sia nella musica che nella vita, rifugiarsi nell’hype può rivelarsi spiacevole. In uscita per Time To Kill Records, si presenta al mondo con un bizzarro artwork realizzato dallo psichedelico artista giapponese Shintaro Kago, suggerendo visivamente la creatività insita nella loro musica, che nel corso degli anni è andata ad arricchirsi sempre di più, arrivando oggi ad avere la forma di cui possiamo godere in questo album.
Sferzati dal tempo e dalle intemperie, i Cani Dei Portici tornano ad abbaiare nelle nostre orecchie, ed io, stregato dal suono dei campanacci posti in apertura del disco, mi lascio trasportare in questa nuova dimensione, non curandomi minimamente di dove mi porterà. Preso in ostaggio da un vortice di fredda aria, vengo sballottato qua e là, fino a quando il turbinio chitarristico sembra placarsi. Speditamente mi rintano in una grotta, dove il riverbero si fa più forte, e grosse gocce d’acqua si riversano sul suolo bagnato; mi viene concesso un breve attimo di respiro, prima di essere investito da un fiume in piena, per poi essere asciugato da un arido vento. La chitarra acustica che chiude il pezzo, non culla, ma sgraffia. I Cani Dei Portici danno così inizio alle loro mistiche danze, digrignando i denti, ed io non posso fare a meno di restarne ammaliato, come un primate dinanzi a spettacoli naturali mai visti prima. Uscendo dalla grotta, la terra inizia vertiginosamente ad oscillare: dei mammut metallici stanno calpestando violentemente il terreno. Ebbene sì, la potenza chitarristica di questo disco riesce ad evocare immagini di questo tipo, denotando una forte creatività compositiva e sonora. Possiamo dire con certezza che “ASAP” sia il pezzo ATM (perdonatemi l’acronimo, non ho resistito) più rumoroso e fulminante del duo, che farà sicuramente contenti i fan di un altro famoso duo noise rock, i Lightning Bolt. La title-track, tuttavia, farà meno contenti i fan del metalcore, quantomeno di quello che ci viene in mente pensando a tale genere. Invece di riversare la rabbia in un oculato breakdown, utilizzerà i suoi quasi 6 minuti per dimenarsi in uno scomposto e lungo ritmo tribale, di Meshugghiana memoria, una suite tra il math e il prog, riuscendo anche ad inserire brevemente una parte grunge ed un finale pregno di fuzz. Il duo bolognese non ha mai avuto paura di esprimersi senza filtri attraverso la loro musica, e questo è indubbiamente il pezzo più estroso della loro discografia. “Disappointment Waltz” ha una funzione mitigatrice, aprendosi placidamente e rifacendosi alle soluzioni compositive del precedente album, aggiungendo però una spolveratina degli americani Battles, sulla chiusura. Se “Break Away” risulta il brano più sfarzoso composto dai due musicisti, “Farfalle” è senza dubbio quello più emotivo, il quale pur accantonando le bacchette e facendo un uso minimo della chitarra, riesce a colpire emotivamente l’ascoltatore.
E così, sulle malinconiche note poste in chiusura di questo lavoro, precisamente in una ghost track priva di nome, mi accingo a tirarne le somme, cercando di non tradire quanto detto in apertura. L’unico vero punto debole di questa opera, a mio avviso, è la durata: avrei indubbiamente gradito un paio di brani in più. L’impossibilità di essere deliziati da questi, magari sviluppando maggiormente la componente progressive e l’uso della chitarra acustica, non riesce a spodestare la loro precedente fatica dalla lista degli album che con più piacere rivisito nel tempo. Hype For Nothing risulta ad ogni modo un ritorno sulla scena più che godibile, da ascoltare e riascoltare assieme ai lavori precedenti della band, sperando in futuro in album da un minutaggio più sostanzioso, perché lasciatemelo dire: l’hype verso i Cani Dei Portici non è mai sprecato.
(Time To Kill Records, 2023)
1. Intro
2. Break Away
3. ASAP
4. Hype For Nothing
5. Disappointment Waltz
6. Farfalle
7. [Untitled] (ghost track)