Roadburn Festival e black metal islandese: un binomio che ha tutti i presupposti per sorprendere. Il festival che si tiene ogni anno a Tilburg, nei Paesi Bassi, è noto per le commissioni che i suoi curatori propongono ai musicisti, permettendo così collaborazioni che espandono ulteriormente i panorami sonori di tutte le parti coinvolte, con risultati spesso degni di nota. Un esempio sono i Waste of Space Orchestra, progetto che ha visto coinvolti membri di Oranssi Pazuzu e Dark Buddha Rising, i quali si sono esibiti nell’edizione del 2018 e hanno pubblicato l’anno successivo Syntheosis, risultato di questa collaborazione. Nella stessa edizione del festival c’è stata un’altra performance commissionata che riguarda, appunto, la scena black metal islandese, la quale nell’ultimo decennio abbondante con gruppi quali Misþyrming, Svartidauði e molti altri ha fatto parlare parecchio di sé e dello stile tipicamente sferzante e imponente che propongono i suoi esponenti. Sono stati ben sette i musicisti coinvolti in questo concerto (già attivi in band come Árstíðir Lífsins e Guðveiki, oltre alle due citate in precedenza e diverse altre), e col moniker Sól án varma è stato pubblicato da Ván Records il disco contenente il materiale suonato al festival olandese, successivamente registrato in studio.
Questo album è un lavoro mastodontico per dimensioni (la durata totale supera l’ora) e ambizioni, e modulando bene l’intensità nel corso dell’ascolto riesce a offrire una rappresentazione nitida del sound che caratterizza le band provenienti dall’isola scandinava. Sono numerose le affinità con composizioni dei Misþyrming, piuttosto che dei Carpe Noctem o di altri progetti, ma le sfaccettature proposte in questo lavoro sono numerose e non arrivano mai a risultare citazioni scialbe, bensì si fortificano con il loro continuo intrecciarsi. Basta poco per identificare le menti coinvolte in questa realtà, o almeno le band da cui derivano: già nei primi brani la contrapposizione tra atmosfere infauste, che si evolvono con fare flemmatico, e aggressioni pungenti introduce il lavoro lasciando pochi dubbi sul suo carattere evocativo. Sól án varma è imponente non solo per la sua durata, ma soprattutto per la densità del suo contenuto: ognuno dei dodici brani contribuisce alla causa portando il suo tassello, aspetto che si fa apprezzare e per cui servono più ascolti per godersi al meglio il lavoro. In apertura sono presenti le composizioni più lunghe e articolate, nelle quali si susseguono diversi scenari che introducono subito alla multiformità dell’opera. “Afbrigði II” cresce molto bene nei suoi quasi dieci minuti, tra un’introduzione atmosferica, arpeggi dissonanti, cori e riff più coinvolgenti, mentre “Afbrigði III” con la sua natura quasi maniacale non si distacca particolarmente da queste caratteristiche, esplodendo nella seconda metà con diversi layer sonori che si sovrappongono e la rendono granitica. Introdotta l’essenza di Sól án varma (descritto dai diretti interessati come un’idea concettuale più che un progetto), i brani man mano si fanno sempre più diretti, devoti talvolta a scenari occulti, in cui fanno capolino anche tocchi doom/sludge, e in altre occasioni caratterizzati da un impatto sferzante. Caustici e taglienti, con passaggi epici inseriti qua e là e uno scrupoloso lavoro melodico, i pezzi si susseguono senza esitazioni, facendo della poliedricità il loro asso nella manica e talvolta susseguendosi con assoluto vigore (notevole la successione di “Afbrigði VI” e “Afbrigði VII”, così come il crescendo che lega “Afbrigði X” e “Afbrigði XI”).
Questo album è uno di quei lavori che tendenzialmente necessitano di più ascolti per catturare pienamente l’attenzione: sono molteplici gli elementi che si distinguono al suo interno e a primo impatto non è scontato apprezzarli tutti al meglio. Ciò che è certo è che una volta assimilato riesce a sprigionare un’energia notevole, risultando così una delle uscite di maggior rilievo nel panorama black metal in questo 2023. Si può vedere Sól án varma come un compendio ben strutturato di quanto offerto dalla scena islandese negli ultimi 10/15 anni, un disco che racchiude al meglio l’enfatica potenza di quello che dev’essere stato un concerto notevole al Roadburn 2018.
(Ván Records, 2023)
1. Afbrigði I
2. Afbrigði II
3. Afbrigði III
4. Afbrigði IV
5. Afbrigði V
6. Afbrigði VI
7. Afbrigði VII
8. Afbrigði VIII
9. Afbrigði IX
10. Afbrigði X
11. Afbrigði XI
12. Afbrigði XII