Nati nel 2014 dalle ceneri dei Kilgore Trout, gli Ostraca sono tra i progetti più discussi in ambito screamo/emoviolence, e con Disaster arrivano al quarto album pubblicato, culminando quella che è stata la loro attività in questo decennio scarso (senza dimenticare i lavori associati al vecchio moniker, anch’essi degni di nota). Il terzetto da Richmond, in Virginia, si fa apprezzare per un intreccio di sonorità che sa essere aggressivo e irregolare così come colmo di aperture placide dalla forte carica emotiva. Questo lavoro dà continuità al costante modellamento che i Nostri stanno portando avanti da inizio carriera e che sta permettendo a ogni loro release di presentarsi con una propria identità, senza ricalcare con prolissità il passato.
L’assalto sonoro è immediato con i primi due brani, “Constellation” e “Heaven is Still”, che si completano mettendo in luce le varie caratteristiche di questo lavoro. Nell’avanzare a testa bassa dell’ascolto il songwriting si dimostra sempre attento e preciso, giocando sagacemente le carte a propria disposizione visto l’alternarsi di passaggi eterogenei e i cambiamenti di tempo che non sono mai forzati. Si passa così dalla furia incontrollata a un lungo intermezzo in pulito nel secondo pezzo, che sfocia in un finale granitico, oppure da ritmi che prima spingono molto sull’acceleratore prima di cambiare rotta verso un midtempo e un breakdown roccioso nel primo brano, rimanendo incisivi. In sostanza, lo stile degli Ostraca è dinamico ma senza risultare difficilmente accessibile: la sua schiettezza è autentica e l’impatto istantaneo. In questo modo anche le composizioni più lunghe riescono a scorrere facilmente permettendo di ignorare il minutaggio, con l’alternarsi delle sezioni che è molto omogeneo. L’ascolto rimane fluido anche con questi brani, ma mentre i primi passi di Disaster si basano su un songwriting sì schietto, ma tutto sommato che punta a unire semplicità ed efficacia aggiungendoci un pizzico di personalità, con l’avanzare del disco e l’aumentare dei minutaggi ci si focalizza ulteriormente sull’anima irregolare delle canzoni. Ne sono un esempio “Stage Whisper”, con il suo saliscendi di intensità che si rivela colossale nei momenti giusti, e la conclusiva “Songs for a Frieze”, un pendolo tra desolazione e veemenza che descrivere come impetuoso sarebbe riduttivo.
Tirando le somme, gli Ostraca focalizzano la loro ricerca sonora sulla natura più viscerale e profonda dello screamo e dei generi affini, con uno stile sregolato, che non si pone problemi a stravolgere le carte in tavola pur mantenendo fluido l’avanzamento dell’ascolto. Prendendo tutti gli spunti positivi dei precedenti lavori e perfezionandone ulteriormente la qualità sono arrivati a questo Disaster, che sprigiona una carica viscerale ragguardevole e a ogni ascolto cattura sempre di più l’attenzione. Tra questo album, e le ultime fatiche di Loma Prieta e Jeromes Dream, per lo screamo made in USA sono state settimane di fuoco tra maggio e giugno.
(Skeletal Lightning, I.Corrupt.Records, 2023)
1. Constellation
2. Heaven is Still
3. Stage Whisper
4. Whilom
5. Rebuke
6. Song for a Frieze