I Din of Celestial Birds sono un quintetto proveniente da Leeds, nel Regno Unito, e stanno per fare il loro ingresso in pompa magna nella scena post-rock con il loro disco di debutto, The Night is for Dreamers. Dopo aver catturato l’attenzione degli appassionati con il loro EP del 2019, intitolato EP 1, si sono fatti conoscere per le loro incisive performance dal vivo, che hanno emozionato il pubblico di numerosi concerti. The Night is for Dreamers uscirà l’11 agosto per A Cheery Wave Records (UK) e A Thousand Arms Music (USA), una settimana prima della loro esibizione al leggendario ArcTanGent Festival.
L’album cattura l’attenzione fin dalle sue prime note, con l’accoppiata “Utopia” e “Junebug”. La band dimostra subito una padronanza nella fusione di elementi post-rock e ritmiche hard rock, creando un suono distintivo e affascinante che ricorda la natura eclettica e sfuggente dei Maybeshewill. “Utopia” ci accoglie con gentili melodie e un’energia chitarristica notevole scandita da colpi precisi di batteria, tra scintillanti arpeggi puliti e sezioni più distorte, mentre “Junebug” ci trascina in un vortice di note vivaci e coinvolgenti, avvolgendoci in un paesaggio sonoro intriso di vita, in cui ogni fraseggio di chitarra è un ricordo vivido e ogni accordo un momento da custodire gelosamente. I riff muscolari e irruenti della seconda metà del brano si fondono con tremoli che volteggiano come schegge impazzite, e questo crescendo conduce ad una conclusione al cardiopalma, nella cui intensità è privilegiata l’emozione. “Launch” prosegue il viaggio musicale con una maggiore delicatezza, affidata alle note delle tre chitarre che si intrecciano in una cascata sonora di tessiture scintillanti, in equilibrio tra virate trionfali e suggestioni malinconiche. Verso il centro del brano, un riff distorto irrompe cambiando l’atmosfera, mentre il ritorno alle chitarre pulite illumina nuovamente il panorama sonoro con la bellezza evocativa dipinta dalle note in tremolo. Un bridge più disteso e riflessivo ci regala un momento di respiro prima dell’impetuoso tripudio post-rock che segue, tra i classici fiumi di delay e riverberi delle tre chitarre. “Laureate of American Lowlife” emerge come una sorta di tributo agli scritti intimi di Charles Bukowski, con una successione di riff possenti e coinvolgenti. Il voice-over sottile accompagna le sezioni più calme, immergendoci in umori riflessivi, prima che la chitarra distorta prenda il comando. La parte centrale del brano oscilla tra sonorità cristalline alla God Is An Astronaut, con quei riff in tremolo avvolti in riverberi spaziosi, e tratti più marcatamente metal; questo crescendo ci conduce ad una conclusione mozzafiato, dove tutte le sfumature sonore si intrecciano magnificamente. La capacità dei Din of Celestial Birds di esprimere emozioni soltanto attraverso la musica si manifesta in pieno in questa traccia: la composizione si sviluppa in modo progressivo, diventando sempre più oscura e cerebralmente intrecciata, dipanando una narrazione sonora che non lascia indifferenti. “This Transient Spring” si erge delicata dalle ceneri del brano precedente; si apre con una dolce melodia di pianoforte, trasmettendo un profondo senso di serenità e pace interiore. Con l’entrata in scena della batteria, il brano si evolve verso una sezione più ritmica e upbeat, con il pianoforte che si fonde con gli elementi percussivi e con le rassicuranti note di chitarra iniziali. L’introduzione di un incantevole riff ascendente di chitarra più elettrico apre le danze all’ingresso delle altre chitarre in tremolo, che aggiungono ulteriore profondità al panorama sonoro: il passaggio dalla calma iniziale all’intensità del finale trasmette un sentimento di euforia e slancio verso una prospettiva più luminosa. La musica qui culla l’anima come una brezza primaverile, portando con sé una cascata di emozioni colorate: se dovessi provare a descrivere ciò che mi ha suscitato, direi che è un po’ come fermarsi ad osservare i riflessi dorati del sole danzare delicatamente sulla placida superficie di un lago, immergendosi nella calma e nella serenità dei primi istanti per poi ritrovarsi rapiti dall’incanto di un momento perfetto, unico e irripetibile nel tempo, e per questo gioirne profondamente. “Downpour” si presenta come un altro grande brano, con riff gentili tipicamente post-rock e una batteria urgente e d’effetto. L’influenza degli If These Trees Could Talk emerge chiaramente, mentre il coinvolgente riff di chitarra a sinistra cattura l’attenzione con la sua adrenalina contagiosa. Anche questa traccia si distingue per una dinamica ben curata, con momenti intensi e coinvolgenti, e sezioni più sottili ed elettroniche sullo sfondo. È un brano che trasmette una sensazione di scoperta e avventura, con un tocco di epicità maestosa che ricorda certe colonne sonore cinematografiche: è come ritrovarsi al centro di una tempesta, con le chitarre che sparano note pungenti come raffiche di vento e la batteria che ruggisce inarrestabile come il fragore ritmato di un tuono. “MMEC” è una traccia profonda e intensa che affronta una tematica seria come quella della depressione, culminando in una sezione finale liberatoria. Il voice-over sullo sfondo aggiunge una dimensione riflessiva, portando l’ascoltatore a immergersi in un’atmosfera di profonda contemplazione. Le chitarre circolari si intrecciano in modo avvolgente, dando vita ad una sorta di turbine emotivo dove trova spazio un profondo senso di liberazione. L’ultimo brano in scaletta, “I Love You But It’s Killing Me”, è un’ode contro la dipendenza e le malattie mentali, un tema delicato che i Din of Celestial Birds affrontano con grande sensibilità. L’influenza di band come Mono o Explosions In The Sky emerge forte, con le chitarre pulite che si fondono con momenti più pesanti e drammatici. La crescita delle sfumature sonore e la progressione emotiva del brano culminano in una conclusione caotica e deflagrante, esprimendo la lotta interiore rappresentata nel titolo.
Tra passaggi di rock strumentale vibrante ed armonie eteree, con questo The Night is for Dreamers i Nostri tracciano un percorso davvero emozionante attraverso otto tracce che si dipanano come pennellate di colore su una tela in continua evoluzione. Ispirati dalle leggende del genere, i Din of Celestial Birds trovano la loro voce distintiva, regalandoci 45 minuti di grande musica, tra momenti di serenità e di impetuosa grandiosità. In una scaletta di brani che privilegia il crescendo emotivo, i pezzi si tingono progressivamente di tonalità più scure e profonde, lasciando spazio ad una narrazione musicale più intricata e coinvolgente, immersa in paesaggi sonori freschi e deliziosamente dinamici. Con un disco di debutto così ambizioso e riuscito, il nome dei Din of Celestial Birds è destinato a brillare sempre di più nel vasto firmamento musicale del post-rock; e se la notte è per i sognatori, allora The Night is for Dreamers è il manifesto sonoro di una band che osa credere nel proprio sogno e lo plasma con maestria e passione.
(A Cheery Wave Records / A Thousand Arms Music, 2023)
1. Utopia
2. Junebug
3. Launch
4. Laureate of American Lowlife
5. This Transient Spring
6. Downpour
7. MMEC
8. I Love You But It’s Killing Me