I KIND sono una band heavy rock nata a Boston nel 2013: il loro timbro autentico e aggressivo affonda le radici nello stoner d’avanguardia, mischiando le numerose idee innovative con il doom vecchio stampo, il tutto avvolto da una voce rabbiosa a tinte grunge. Il quartetto fa il suo esordio con Rocket Science nel 2015 esplorando atmosfere importanti e d’impatto e si conferma subito dopo con il lavoro sensazionale Mental Nudge del 2020. In questo terzo capitolo dal titolo Close Encounters, prodotto e distribuito ancora una volta dalla solida etichetta americana Ripple Music, i Nostri affrontano un cammino diverso che alza il livello tecnico musicale in modo incredibile. I quattro musicisti talentuosi, con grande sintonia, immergono le sonorità verso qualcosa di moderno e sperimentale, che però manca di mordente rispetto al passato e rimane su binari sofisticati e di spessore.
L’apertura potente di “Burn Scar” aziona un vorticoso e feroce passaggio, liberando una distorsione aggressiva e pesante. La linea vocale poi esprime una granitica e vibrante emozione in una notevole canzone rock travolgente, con influenze sonore che richiamano i monumentali Alice In Chains, dando un ottimo punto di partenza all’album. Segue la chitarra espressiva in “Favorite One” con l’inizio che va al rilento, prima di esplodere in un vortice caotico e dissonante. In questo caso il gioco magico delle voci si sposa alla perfezione sulla struttura minacciosa e abbraccia un brano armonico. La terza traccia “Black Yesterday” trae spunto dal sottosuolo desert rock, mescolando il tappeto psichedelico ed emotivo a un testo liberatorio. Sui riff ruvidi poi si inserisce un assolo ben orchestrato, che divide in due la canzone fino alla chiusura massiccia. Con “Snag” gli orizzonti si spostano in atmosfere più allegre e spensierate, con le percussioni che ruggiscono a dovere, lasciando una breve canzone classica. In “Massive” invece, il ringhio infernale della chitarra rimette tutto in ordine con uno dei brani più belli e completi: qui la voce sensibile si libera a un ritornello orecchiabile e profondo. Prima di avvicinarci alle cartucce finali, veniamo catturati dalle accelerazioni in chiave Fu Manchu sulle note di “Power Grab”, una canzone breve e spedita. La seconda parte del disco compie un balzo sul riff oscuro di “Of the Ages”, una traccia che mette in luce una vena artistica crossover, mantenendo sempre la melodia angelica e grunge della voce; si passa poi al solido mood rocker di “What It Is to Be Free” e l’effetto wah che si prende tutta la scena in una incendiaria ritmica vintage. Chiudiamo infine con l’energia infinita di “Pacino” e una cavalcata sabbatiana di notevole fattura, per sette minuti pazzeschi e incandescenti.
Close Encounters è un buon disco stoner, con interessanti spunti rocamboleschi messi a fuoco in modo geniale e con lussuosa personalità.
(Ripple Music, 2023)
1. Burn Scar
2. Favorite One
3. Black Yesterday
4. Snag
5. Massive
6. Power Grab
7. Of the Ages
8. What It Is to Be Free
9. Pacino