Saranno anche passato diversi decenni (quasi cinquanta) da quando John Lydon era conosciuto come Johnny Rotten, frontman e singer dei Sex Pistols; eppure il sentimento è quello classico della prima volta e questo End Of World di fresca uscita sembra quasi essere il sequel di quel Never Mind the Bollocks che ha cambiato per sempre la storia della musica, e non solo rock; d’altronde basta ascoltare “Car Chase”, terza traccia dell’album, che recita testualmente “Sono l’uomo per tutte le stagioni” per pensare subito al ben piu esplicito “Io sono l’anticristo”.
Che Lydon poi faccia sul serio magari rischiando un po’ di maniera lo si evince anche ascoltando “Penge”, primo brano del lotto, nel quale il Nostro canta di un sobborgo di Londra nel quale la vita quotidiana è ancora oggi una guerra per la sopravvivenza. In ogni caso il buon vecchio John rimane ben riconoscibile con la sua voce urlata tibo tromba stonata in grado però anche di modularsi con una certa grazia come accade nella title-track “End Of The World”. Per il resto, il disco scorre via tonico e massiccio (ascoltare in questo caso “Being Stupid Again”) e polemico (vedi “Walls”, vero e proprio inno anti-Trump), fino ad arrivare alla quasi struggente “Hawaii” dedicata alla defunta moglie.
Insomma questo End Of World lo possiamo tranquillamente bollare come album anticonvenzionale, rabbioso e contro l’establishment… proprio come si faceva una volta.
(PiL Official, 2023)
1. Penge
2. End Of The world
3. Car Chase
4. Being Stupid Again
5. Walls
6. Pretty Awful
7. Strange
8. Down On The Clown
9. Dirty Murky Delight
10. The Do That
11. L F C F
12. North West Passage
13. Hawaii
14. Punkenstein (Bonus Track)