Cinque anni sono trascorsi dall’ultimo sforzo discografico dei TesseracT, quel Sonder che ha sorpreso, in ogni senso, la stragrande maggioranza dei fan della band a causa del cambio di direzione stilistica, mi verrebbe da dire quasi ambientale a volte, che pervadeva i pochi brani dell’album e di una generale, passatemi il termine, “addolcimento” del loro tipico suono moderno. Gli inglesi, per chi ancora non li conoscesse, sono sempre stati un gruppo difficile da definire: non propriamente progressivi, ma neanche troppo djent, potremmo dire forse un’ottima miscellanea tra i Periphery e i Dream Theater. Questa loro caratteristica non è affatto negativa; anzi, la band capitanata da Daniel Tompkins ha dimostrato di gestire molto bene questa sorta di doppia identità, navigando tra una bilanciata ricerca melodica e ovviamente riff monolitici, mantenendo comunque un’eleganza e un livello di scrittura notevole negli arrangiamenti. Prima di ascoltare questo War Of Being ho ripreso Sonder e, facendo un paragone, pare un po’ ruffiano oltre che decisamente “freddo”. Dopo cinque anni, War Of Being sarà in grado di entusiasmare i fan? Assolutamente sì.
Esaminiamo insieme questa nuova fatica. Vorrei innanzitutto soffermarmi un secondo sulla copertina, di un’eleganza minimalista dai toni bianco-scuri, ma caldi, con due figure femminile bendate che si danno la schiena. In questo caso stiamo parlando di un album concettuale che addirittura sono riusciti a trasformare anche in un videogioco. Musicalmente parlando, direi che War Of Being sia l’esatto contrario di Sonder: suoni più ruvidi e meno elaborati grazie ad un missaggio bilanciato e in generale una struttura sonora più essenziale e meno stratificata. Sempre per fare dei paragoni con il disco precedente anche la durata è opposta, con il precedente album, molto breve, mentre questo ultimo lavoro supera un’ora di durata. Daniel Tompkins ci regala la migliore prestazione della sua carriera fino ad ora. Dimostra non solo tutte le sue capacità tecniche, come se ci fosse bisogno, ma interpreta magistralmente i brani passando dal pulito, al falsetto, allo scream, al growl e tutto ciò che c’è in mezzo con una facilità disarmante. Brani come “Echoes”, “The Grey” e “Legion” emozionano decisamente tanto l’ascoltatore. Semplicemente un mostro. Il lato strumentale, ovviamente, è di altissimo livello, la sezione ritmica particolarmente in evidenza in quanto è solida base sonora e del groove della band dalla quale si costruisce tutto il loro particolare e distinguibile suono. War Of Being macina chilometri e non fa respirare l’ascoltatore in quanto risulta un continuo crescendo, infatti l’impatto sonoro è molto più aggressivo rispetto ai loro precedenti lavori. Il gruppo riesce egregiamente in questa complicata operazione senza perdere nulla della loro tipica eleganza nella scrittura e negli arrangiamenti. Un brano che emoziona tantissimo, e che metterei sopra gli scudi, è “Sirens”, canzone che fa letteralmente viaggiare l’ascoltatore grazie alle sue melodie malinconiche e tristi in un vortice senza fine.
Concludendo, un disco eccezionale da ascoltare a ripetizione per tutti gli amanti del prog e djent moderno. Attenzione, non è un album facile, ma una volta digerito non ne farete più a meno ed entrerà nella vostra collezione.
(Kscope, 2023)
1. Natural Disaster
2. Echoes
3. The Grey
4. Legion
5. Tender
6. War Of Being
7. Sirens
8. Burden
9. Sacrifice