Dopo gli ottimi presupposti stabiliti dai precedenti lavori, i Griffon compiono il grande passo del loro terzo album, che questa base di partenza la solidifica ulteriormente con ben poche esitazioni. Il disco è intitolato De Republica, edito da Les Acteurs de l’Ombre Productions, e dà continuità agli approfondimenti di tematiche inerenti a politica, storia e religione, presentandosi come un’ode alla repubblica, difendendo egualitarismo e libertà, e allo stesso tempo sottolineando il valore delle rivoluzioni, come espressioni popolari per il raggiungimento della libertà.
Queste tematiche hanno un significato particolare per i parigini vista la storia della loro nazione, e trovano modo di esprimersi con risolutezza vista la natura possente e decisa del black metal che si trova nei sei brani del disco. L’enfasi suggestiva dei brani, valorizzata al meglio da una dinamicità intraprendente ma mai altezzosa, si esprime con un lavoro melodico sempre raffinato e tanta sostanza in secondo piano, che sia per l’aspetto armonico, le varie aggiunte tra sintetizzatori e sample e l’espressività del cantato. Agli elementi che compongono questo album i Nostri ci avevano già abituato con le pubblicazioni precedenti, e seguono in generale delle coordinate già d’interesse nel panorama francese vista la presenza di band come Bâ’a, Darkenhöld e via dicendo, ma nel corso dei trentasei minuti che lo compongono trovano una forma più completa e travolgente, che non risente del paragone con altri dischi. Fin dall’opener “L’Homme du Tarn” ci si immerge nella furia sonora del quartetto, ben equilibrata tra i riff più colossali e i passaggi di natura atmosferica, mostrando un dialogo continuo ed efficace tra le componenti strumentali. Bilanciando al meglio il vigore di tutte le sensazioni coinvolte, il songwriting fa immergere in tutti i passaggi di un processo rivoluzionario, dalla rabbia viscerale a momenti più oculati e riflessivi, comunque risoluti. Ogni brano fa riferimento a episodi storici di epoche molto differenti, ma sempre inerenti alle tematiche citate in precedenza. “The Ides of March” coinvolge nella sua anima burrascosa e a tratti drammatica parlando dell’assassinio di Giulio Cesare, come si può già dedurre dal titolo, e di come sia stato pensato per salvare la repubblica romana, per poi avere effetto totalmente contrario, causando infatti una guerra civile che l’idea di repubblica l’ha distrutta, anticipando secoli di monarchia. C’è soprattutto spazio per la storia francese, come “La Semaine Sanglante”, in italiano “Settimana di sangue”, serie di eventi sanguinosi e violenti che mise fine alla Comune di Parigi nel 1871, o la già citata opener che parla del politico Jean Jaurès.
Anche senza andare nel dettaglio trattando di tutti gli eventi storici chiamati in causa, ciò che spicca in generale è il coinvolgimento che si percepisce per tutto l’ascolto, ed è il biglietto da visita perfetto di De Republica. Ognuno di questi episodi ha i suoi attimi di maggior vigore e quelli più desolanti, e grande merito va dato ai francesi per come riescano a esprimere al meglio i riferimenti storici in questione, tra melodie sferzanti e passaggi più ponderati. Il disco, tanto vigoroso quanto drammatico, mette in luce un buon salto di qualità per i Griffon, che con il loro terzo album riescono a crearsi ulteriormente un loro spazio e una loro identità nella florida scena black metal transalpina.
(Les Acteurs de l’Ombre Productions, 2024)
1. L’Homme du Tarn
2. The Ides of March
3. A l’Insurrection
4. La Semaine Sanglante
5. La Loi de la Nation
6. De Republica