Ci son voluti dieci anni per i francesi Incipient Chaos per plasmare al meglio il loro sound e pubblicare il loro primo full-length. Decennio in cui la band transalpina non è stata con le mani in mano, e lo si può sentire dai progressi che si sentono tra lo scialbo EP di debutto Sulphur e il più recente Terre Noire, contenuto in uno split con i deathster connazionali Defenestration, già più convincente e compatto. Dando continuità ai progressi, il loro black metal si esprime in modo più completo con questo primo album self-titled, pubblicato tramite I, Voidhanger Records, il quale dona ulteriore vigore alla violenza arcana della musica.
La furiosa opener “Sever the Oracle” travolge subito con le sue melodie lancinanti e un riffing che attacca con convinzione e impeto: è evidente il legame dell’album dal punto di vista musicale con formazioni storiche del panorama francese, quali gli Antaeus, per fare un nome, con cui si trova un’affinità in termini di rabbia espressa. Quest’aggressività non è fine a sé stessa, ma è ben bilanciata con settori in cui trova modo di esprimersi in un’aura dalle connotazioni occulte, come si può già percepire dal finale dell’appena citato primo brano, mentre i passaggi più serrati mantengono un impatto asfissiante. Va citata con merito la produzione, che contribuisce all’imponenza degli scenari infernali di questo disco, così come il ruolo ben definito di ogni singolo strumento, che sfrutta al meglio il suo spazio. Gli Incipient Chaos in questo lavoro prendono ispirazione dall’alchimia mistica, cercando di rievocare un’onirica relazione dell’uomo con Dio e Satana. Questo sogno misterioso e ultraterreno nelle sue prime fasi è più impetuoso e carico di una violenza sibillina, un black metal dalla spiccata indole primordiale e monolitica che si esprime senza particolari fronzoli. Addentrandosi sempre di più nell’album, tuttavia, si scopre la sua natura eclettica e multiforme, che si impone nel finale. Dapprima “Dragged Back to the Abyss” si apre a passaggi comunque occulti ma più ponderati, e infine con la conclusiva “All is Lost, All is Found” prendono definitivamente vita gli elementi surreali tipici del mondo onirico.
Con questo disco self-titled la band francese dimostra di aver trovato la propria identità, un equilibrio granitico tra la furia scellerata della prima metà dell’ascolto e le connotazioni più variegate del songwriting che vengono alla luce nel finale. Un lavoro solido, abile nel crescere con gli ascolti e nel mettere in luce la poliedricità che si può celare dietro la facciata imponente e veemente del black metal.
(I, Voidhanger Records, 2024)
1. Sever the Oracle
2. The Apex
3. The Fire that Devours the Soul and Flesh
4. Crumbling Bones
5. Ominous Acid
6. Dragged Back to the Abyss
7. All Is Lost, All Is Found