Da sempre contraddistinti per una ricerca sonora arzigogolata, gli Schammasch si son fatti conoscere negli anni modellando continuamente il proprio black metal, dandogli una forma sempre più solenne e personale, diventando così una delle band più influenti del nuovo millennio per quanto riguarda certe sonorità oscure e misteriose. Dopo il debutto Sic Lvceat Lvx, molto devoto allo stile dei Behemoth e ancora acerbo, la crescita è stata immediata e dalla maturazione del loro sound ne sono derivati tre album e un EP mastodontici. Proprio l’EP, The Maldoror Chants: Hermaphrodite, condivide il concept con questo nuovo capitolo, The Maldoror Chants: Old Ocean, un’idea ispirata ai Canti di Maldoror di Lautréamont, lavori letterari tra i capostipiti del movimento surrealista.
Triangle e Hearts of No Light, ultimi due full length del gruppo svizzero, avevano abituato a un continuo intreccio di sonorità evocative e immersive, con l’anima atmosferica del black metal ben legata a incursioni dark ambient e tocchi avantgarde. Anche questi sei nuovi brani continuano nella medesima direzione, con “Crystal Waves” che è la perfetta introduzione all’universo dell’album. Il suo crescendo d’intensità è lento e ponderato, e racchiude un’intensità notevole, ergendosi con un’impetuosità che ricorda effettivamente quella degli oceani, così misteriosi e sconfinati. Un pezzo brillantemente strutturato che sa quando far arrivare il picco del suo vigore. Dopo un crescendo veemente e multiforme, l’intermezzo “A Somber Mistery” permette di respirare un attimo con le sue sonorità occulte e ricercate, prima di tornare in apnea. La seguente “Your Waters Are Bitter” è una composizione più immediata e diretta, che dimostra le capacità compositive dei Nostri col passare dei minuti, con cambiamenti bruschi ma efficaci che amplificano l’impatto della musica senza risultare fuori posto. Si entra nella seconda metà dell’ascolto dando continuità all’alternarsi di tratti evocativi e altre sezioni dall’imponenza sfacciata. Sono tanti gli elementi che continuano a spiccare, costruendo continui legami dal fascino maestoso: all’espressività delle parti vocali e la poliedricità delle trame di chitarra i Nostri ci avevano già abituato e li mantengono come loro punti di forza, aggiungendo dettagli qua e là e sfruttando i vari toni degli strumenti per abbellire solennemente il tutto. L’inno allo splendore degli oceani, che nasconde anche un provocatorio paragone con l’umanità, giudicandola negativamente, mette in luce la loro imponenza tanto quanto il loro fascino, e in questo senso musicalmente rende molto la collaborazione con Kathrine Shepard (Sylvaine) nel finale di “They Have Found their Masters” e nella successiva “Image of the Infinite”. L’eleganza della sua voce non è certamente una novità, e la sua presenza dona all’album un altro tassello che fa parte di un mosaico impressionante.
The Maldoror Chants: Old Ocean è un ascolto intenso nei suoi 51 minuti di durata. Un lavoro più breve rispetto ad altri colossi a cui i Nostri ci avevano abituato, ma non per questo meno imponente, che segue un’evoluzione naturale del loro stile in cui elementi che prima trovavano spazio in maniera più distinta ora si intersecano insieme con grande coesione. Basta pensare al triplo album Triangle, in cui ognuna delle tre parti aveva una sua identità. Ora le diverse identità convivono insieme, ognuna con il suo spazio sfruttato al meglio. Parlare solo di qualità sarebbe riduttivo per gli Schammasch, dopo quindici anni di carriera che di risposte e certezze ne hanno date molte; ciò che spicca davvero nel loro nuovo disco è proprio la loro continua evoluzione, che porta questa qualità a scoprire costantemente nuovi orizzonti, con ogni lavoro che si contraddistingue dai precedenti mantenendo intatta la loro personalità.
(Prosthetic Records, 2024)
1. Crystal Waves
2. A Somber Mystery
3. Your Waters Are Bitter
4. They Have Found Their Master
5. Image of the Infinite
6. I Hail You, Old Ocean