Ho sempre avuto un debole per il black metal dal sapor mediterraneo (cit.), e questo da quando ho ascoltato per la prima volta Under the Moonspell, dei portoghesi Moonspell. In quel periodo vivevo di pane e black metal, e tutto il black che ascoltavo proveniva dal Nord Europa, e per quanto mi piacesse, c’era sempre un aspetto che strideva: purtroppo non riuscivo, per coerenza, a farlo mio al 100%, perché di certo non sono fenotipicamente e culturalmente un vichingo. Ecco, il black metal di stampo mediterraneo (se mi passate il termine) invece riuscì a rimettere le cose a posto, a far sì che anch’io potessi sentirlo del tutto mio. Queste seghe mentali che mi facevo da ragazzetto hanno comunque lasciato un segno, e ancora oggi quando ascolto un gruppo che attinge l’ispirazione dalle acque del Mediterraneo e non dal Mare del Nord, quel ragazzetto si risveglia. Ho scoperto i pugliesi Dewfall con il loro disco del 2018 intitolato Hermeticus: un ottimo album di black metal mediterraneo dove il black metal più classico è perfettamente bilanciato con l’aspetto mediterraneo di cui parlavo prima, il tutto fondato su una sana base heavy metal che non guasta mai. Vi invito ad ascoltarlo perché sono sicuro che vi piacerà.
Sei anni dopo, i Nostri pubblicano Landhaskur, un concept album che narra la storia e le avventure dei Winnili (il nome originale dei Longobardi). Rispetto al disco precedente, i brani che compongono questo nuovo lavoro dimostrano una coesione maggiore ed una maturazione stilistica e compositiva, rendendo il prodotto ancor più superlativo; inoltre ho trovato Landhaskur ancora più tirato, aggressivo ed epico rispetto a Hermeticus. Altra cosa interessante dell’album è l’uso di lingue diverse nel cantato: dall’inglese alla lingua originale longobarda, passando per il latino e l’italiano. Il disco inoltre è molto ben suonato e prodotto, e certi aspetti che potevano risultare un po’ spigolosi nel lavoro precedente sono stati smussati, rendendo questo nuovo album ancora più coeso e perfetto. L’atmosferica intro di “Fara” ci prepara per l’epica battaglia che avrà Landhaskur come sottofondo. Riff tiratissimi, cambi di tempi e cori epici si rincorrono per tutta la canzone. Segue “Skalks”, anch’essa basata su un intricato intreccio di parti sparate a mille, ottime linee vocali e altrettanto ottimi break di chitarra. Ma non abbiamo tempo di riprenderci, perché attacca subito “Skranna”, uno dei pezzi più aggressivi, con un bellissimo growl ed un cambio di direzione che uno non si aspetta verso metà, che sottolinea quanto dicevo prima riguardo la maturazione artistica dei Dewfall. Segue la bellissima “Hrings”, che presenta una linea vocale che mi ricorda vagamente le ultime uscite del nostro Conte preferito, con un bel break molto celtico verso metà che sfocia in un classico heavy metal, per poi sapientemente ritornare nel pozzo nero del black metal. A seguire “Maska”, molto articolata, dove ancora una volta possiamo apprezzare quanto i Dewfall siano maturati in termini di scrittura e composizione; stessa cosa si può dire per la seguente e bellissima “Lackeskur”. A chiudere l’album troviamo “Laur”: canzone particolarmente epica con un’ottima chitarra che si intreccia con dei cori particolarmente ispirati, il tutto supportato da una sezione ritmica perfetta. Questa forse è la mia preferita dell’intero album.
In conclusione, come avrete potuto capire dal mio entusiasmo, questo Landhaskur mi è piaciuto parecchio. Un disco talmente epico e genuino che farà da colonna sonora perfetta per le vostre scorribande nei villaggi vicini, cosa che ovviamente farete con le corna alzate al cielo, sotto il segno dei Dewfall.
(Naturmacht Productions, 2024)
1. Fara
2. Skalks
3. Skranna
4. Hrings
5. Maska
6. Lackeskur
7. Laur