Degli Altar Ov Asteria sappiamo pochissimo, quasi niente. Sappiamo che sono duo composto da Satyra (alla voce?) e Melpomene (alla chitarra?), che non amano farsi vedere, e arrivano da Dresda, Germania. Ma tutte le informazioni che possiamo trovare in rete finiscono qua, e prima dell’uscita di questo éna non hanno mai pubblicato niente. I Nostri sono dediti ad un black metal molto particolare e ricercato, che di certo li contraddistingue dagli altri sei milioni di gruppi black in circolazione. Stilisticamente parlando, è difficile trovare dei paragoni: in alcuni casi, quando suonano sparati, assomigliano un pochino alla vecchia scuola black metal (Marduk su tutti, forse), ma comunque hanno una loro precisa identità musicale che li rende decisamente unici. Cos’è ben chiaro è che gli Altar Ov Asteria sanno scrivere canzoni e sanno suonare alla grande. A parte una sezione ritmica forse un po’ fredda, dove basso e batteria fanno solo il minimo sindacale (e ho pure il sospetto che il batterista sia in realtà un computer), voce e chitarre fanno un lavoro superlativo: ogni canzone ha una sana base armonica, senza contare un cantato che di certo si contraddistingue dal classico screaming.
Il disco si apre con “Arroganz”, e capiamo subito che non abbiamo a che fare con dei principianti: capacità compositive si mescolano alla perfezione con ottimi arrangiamenti e cambi di tempo inaspettati, richiamando l’attenzione dell’ascoltatore. Cosa inoltre è chiaro fin dall’inizio è che gli Altar Ov Asteria hanno una vena “prog” (le virgolette sono obbligatorie) che li rende diversi, e che non hanno paura di mostrare al mondo. Mi vengono in mente ad esempio le successive “Fegefeuer” e “Hesperus”, che in alcuni momenti mi ricordano addirittura gli Isis di Wavering Radiant. Molto bella ed accattivante, quasi borderline con l’essere paracula, è anche “Kataklysm”, con un retrogusto quasi industiale dei primi Zyklon, ed una solida linea melodica di base che di certo sa piantarsi in testa. A chiudere l’album troviamo “Pilatus”, molto diretta e meno complessa rispetto alle altre canzoni, ma comunque sempre con quel pizzico di ricercata melodia e cura in più che di certo non guasta.
Disco un po’ corto, con solo cinque canzoni per un totale di poco più di trenta minuti: data la qualità della musica proposta, un altro paio di canzoni in più non avrebbe di certo fatto schifo. Nell’attesa di capire se questo ottimo éna non è che l’inizio di una lunga carriera, o è solo una brevissima e bellissima parentesi, torno a riascoltarlo.
(Dusktone, 2024)
1. Arroganz
2. Fegefeuer
3. Hesperus
4. Kataklysm
5. Pilatus