I Ploughshare sono una band australiana di Canberra e Second Wound è il loro terzo album. Fine delle informazioni: già, perchè alla band piace il gioco del mistero, del non detto, ed io non posso far altro che adeguarmici. Posso ugualmente raccontarvi come suona questo disco. Pesante. Molto pesante. Sia come portata di volume (quello che esce dalle casse dello stereo è una valanga di massi e detriti che lasciano davvero poco scampo al malcapitato di turno), ma anche, e direi purtroppo, sulla fruibilità del lavoro stesso. Perché i Ploughshare (dal logo davvero brutto), che sanno certamente il fatto loro per quanto concerne la preparazione allo strumento, esagerano con il loro strabordante death/black dissonante che pare non sappia mai fermarsi quando serve. Così succede che l’ispirazione data da mostri sacri come Deathspell Omega, Ulcerate e Portal vada a perdersi in inutili sbruffonerie ed è un vero peccato perché invece, quando i Nostri rimangono più sul pezzo, concentrati su quello che davvero conta nella scrittura di un brano, dimostrano enormi potenzialità.
Abbandonate le velleità più primitive delle precedenti pubblicazioni, ora Ploughshare alternano momenti più intimisti – nonostante le atmosfere tutt’altro che serene – ad altri che sono, per contrapposizione, molto più violenti. Il filo che unisce le due anime disturbate – e disturbanti – del gruppo, è una sutura. Il sanguinare è quindi una conseguenza quando qualche punto salta, facilitando la sensazione di smarrimento. La band pare subire anch’essa questa perdita di lucidità, perché sovente – complice anche un minutaggio invero consistente di ogni brano – le derive non seguono un percorso logico. Troppe fughe strumentali, smaccatamente lasciate allo stato brado, che vanno a sminuire un songwriting che, una volta levigato da queste asperità di superficie, potrà sicuramente donare ai Ploughshare una più centrata quadratura del cerchio.
Fino ad allora sarà difficile instaurare con i Nostri un rapporto di amore e fiducia. Troppo spesso, durante l’ascolto, ci si sente confusi, trascurati, poco amati dalla musica propostaci. E considerata la oramai abnorme offerta nel campo dissonant, preferire i Ploughshare a qualsiasi altra band comincia a diventare un dubbio amletico.
(I,Voidhanger Records, 2024)
1. The Fall Of All Creatures
2. Desired Second Wound
3. Thorns Pressed Into His Head
4. The Mockery Of The Demons
5. So Reverend And Dreadful