Il terzo album in studio degli inglesi Dunes è un lavoro appassionante e solido, che mette in primo piano la qualità stoner rock ruvida e spaziale del trio. Il loro percorso magnetico inizia a Newcastle nel 2017 con sfumature di stampo rock che pian piano prendono una forma più precisa dopo i primi EP e si delineano nel dinamico esordio Take Me to the Nasties del 2019. Questo nuovo capitolo Land of the Blind per la label Ripple Music rappresenta una nuova tappa nel viaggio della band, un racconto fresco e originale colmo di maturità che affronta diversi argomenti scomodi con uno sguardo sempre rivolto verso la speranza; le ritmiche portano avanti la determinazione grintosa del passato e si aggiunge uno stile inaspettato sulla scrittura dei testi melodici, per rendere il tutto completo e interessante.
“Cactus” è l’apripista del disco con una batteria lenta e disarmante che accoglie il riff acido e godibile, la ritmica poi esplode in un gancio distorto lasciando il suono della chitarra in solitaria e le parole morbide che fanno capolino in un’atmosfera gustosa. La seguente “Tides” invece riporta alla luce una marcia funebre e una distorsione infernale, che abbraccia la tempistica desert rock per una traccia potente e magistrale conclusa dalle urla mistiche finali. La tagliente distorsione di “One Eyed Dog” cavalca una corsa caotica stile heavy rock con l’insieme di chitarre a creare una sensazione coinvolgente, complice l’aggiunta di un assolo infinito e d’impatto. Con “Northern Scar” torniamo ad assaporare le lente suite desertiche con un balzo negli anni Settanta e un moderno flusso di suoni ricercati; il ritornello centrale apre il vortice perfetto ad una gigantesca e completa opera, la migliore dell’album. “Riding The Low” è uno dei singoli di punta dalla struttura epica e rocambolesca, dove il tocco pesante delle distorsioni si prende tutta la scena e si incarna nella linea vocale annoiata e oscura. “How Real Is Real” chiude il primo ciclo di pezzi con una grande ispirazione artistica presa ai Fu Manchu, in questo caso però la voce si culla dolcemente in un noise cavernicolo e un basso ipnotico per una canzone brillante e accattivante. La batteria dà colpi decisi all’esplosione di “Voodoo”, qui troviamo un ospite illustre: il vocalist Ryan Garney degli High Desert Queen, che nel bridge presta le sue doti malinconiche fino ad unire il passaggio finale traballante. La penultima traccia “Fields Of Grey” accoglie prima la linea di chitarra sporca e radiofonica, per poi travestirsi da brano classic rock dai risvolti sensibili e profondi. Chiudiamo con le note sospese nell’aldilà di “Riding The Slow” e il rituale cosmico che trascina la piacevole e atmosferica chiusura.
Land of the Blind è un lavoro importante ricco di classici rock dove la band mette il cuore davanti a una scrittura comprensiva e meravigliosa, che offre un risultato buono e di ulteriore prospettiva.
(Ripple Music, 2025)
1. Cactus
2. Tides
3. One Eyed Dog
4. Northern Scar
5. Riding The Low
6. How Real Is Real
7. Voodoo
8. Fields Of Grey
9. Riding The Slow