Gli americani Stick To Your Guns sono in giro da ventidue anni. Della primissima formazione è rimasto solo il cantante Jesse Barnett a reggere le fila della band. In tutti questi anni, con l’apporto di vari musicisti, ha sfornato otto album in studio, compreso quest’ultimo Keep Planting Flowers, che si accompagna con una copertina invero bruttina, ma tant’è. La band originaria della contea di Orange porta avanti la sua crociata umanistica, con testi critici verso la deriva, a tratti irreversibile, che ha intrapreso la società. È lo stesso Barnett a sottolineare questo aspetto, parlando così del nuovo disco: “Abbiamo scritto delle canzoni che hanno ragione di esistere in contrasto all’artefatta narrazione nichilista che stritola le nostre menti. Una serie di scribacchini che incessantemente scrivono di quanto sia inutile tentare di cambiare le sorti del mondo; le cose stanno così, lo sono sempre state e sempre saranno. A nulla potranno servire rabbia, depressione, rivalsa, perché il destino è stato tracciato“.
Com’è ovvio aspettarsi, dopo cotante dichiarazioni, il nuovo album è un pugno in piena faccia. Un calibrato mix tra hardcore melodico, post-hardcore, metal, che riesce a convincere quando i brani vanno a duecento km orari, così come quando le atmosfere si fanno più misurate e raccolte, e non da meno quando i break spezzacollo piombano dal cielo come grandine. Keep Planting Flowers dura poco, una mezz’oretta scarsa, ma dentro c’è tutto quello che occorre per convincere. La band americana è in ottima forma, le idee sono chiare, sanno sempre dove condurre il proprio sound e non c’è mai un momento di stanca. Sempre Barnett ci dice che “Un mondo nuovo ha bisogno di un nuovo te, quindi non importa quanto le cose vadano male, continua a piantare fiori” e quindi, concedendomi la parafrasi, un mondo nuovo ha bisogno di un nuovo disco dei Stick To Your Guns. Perché altrimenti, come potremmo rinunciare alla fresca irruenza di una “Spineless”, che gioca un po’ al gatto col topo, per poi esplodere in un ritornello – uno dei tanti – che si stampa nella testa già dal primissimo ascolto? E che dire di “Severed Forever”? Un dito medio contro l’industria che fagocita artisti e opere come noccioline prima dell’inizio di un film. Un brano che non si perde in fronzoli, un attacco all’arma bianca che mi ha ricordato, sgrassato di inutili panegirici, la caciara targata Slipknot. Senza dimenticarsi della dirompente “Eats Me Up”, che miscela le diverse anime della band, andando a lambire il facile airplay con una linea melodica che resta – ed è qui la qualità del songwriting di Barnett e soci – assolutamente credibile.
Credibile come lo è la loro incessante ricerca di un mondo migliore, di una costante critica alla società crudele, criminale, ingiusta; temi caldissimi che continuano a smuovere le viscere dei Nostri, guidando messaggio e musica, portando così alla nascita di album notevoli come questo Keep Planting Flowers. Mi raccomando: prendetevi cura anche voi di questi fiori.
(SharpTone Records, 2025)
1. We All Die Anyway
2. Spineless
3. Permanent Dark
4. Invisible Rain
5. Severed Forever
6. More Than A Witness
7. Keep Planting Flowers
8. Eats Me Up
9. Who Needs Who
10. H84U