La psichedelia innovativa fa dei Fomies, eccellente quintetto svizzero, una delle realtà più originali e di grande spessore degli ultimi anni. La band nasce a Vevey, una piccola cittadina in Svizzera, cavalcando tutta la scena krautrock affondando le radici in un intenso mosaico introspettivo e prende spunto da gruppi più recenti come King Gizzard & the Lizard Wizard e Psychedelic Porn Crumpets, fino ad aggiungere spolverate musicali più doom e oscure che ricordano gli Electric Wizard. La miscela esplosiva che ne viene fuori è racchiusa in questo sesto album Liminality distribuito dalla label Taxi Gauche Records, un viaggio intenso che risveglia tutti i sensi del nostro corpo e ci culla all’interno di una bolla incandescente toccando tematiche attuali – il cambiamento e la trasformazione – fino a raggiungere il giusto equilibrio tra realtà e finzione, il risultato è un capitolo interessante e sontuoso.
Il riff pesante di “The Onion Man” è l’apripista di quest’album con un groove rognoso che ronza nell’aria come un insetto fastidioso e abbraccia la linea vocale melodica; sulla parte centrale poi il giro di basso avvolge tutta la traccia lasciando una sensazione sognante. Il brano, stupendo, è anche un singolo completato da un videoclip surreale. Segue il tiro anni Settanta in “Reflections” con una schitarrata allegra e graffiante che nuota in maniera morbida accanto alla voce e al ritornello duro e polveroso, una traccia potente arricchita dall’assolo di chitarra mistico. “The Pull” invece esplora un territorio krautrock corposo e spaziale con un giro di basso ringhioso e ci prepara al colpo devastante della suite seguente “Colossus”. Un’opera incredibile divisa in tre parti ricche di significato, il primo passaggio inizia in maniera lenta creando il giusto mistero, a piccoli passi poi si inizia a fare sul serio con la ritmica incendiaria che si lancia in una frenetica corsa infernale, arrestandosi nei tredici minuti totali di un viaggio fuori dal tempo emozionante. Una piccola tregua leggera poi si capta nelle note di “Pause Cigarette” e l’organo di fondo che compie un sinfonico tiro progressive, sui cambi repentini la ritmica si stravolge dando un senso di qualità superiore e di notevole interesse. La seconda parte dell’album inizia con la rullata di batteria punk di “Neon Gloom”, una canzone veloce e vibrante che ricorda i primi Devo e molte influenze rocciose dei Dead Kennedys. Il testo confusionario unisce il disordine delle chitarre e la scia finale cosmica. Discorso differente per “Blurred Sight” che segue una vibrazione alienante e complessa, per uno dei brani più completi. Il trittico finale parte con il fuzz di “Happiness Relay” e una delirante esecuzione fatta di ritmi furiosi, passando per le atmosfere angeliche della penultima “Secluded” e chiudendo con l’oscurità alternative rock di “Upheaval”, con il suo inizio simile a “Club Foot” degli inglesi Kasabian: una canzone splendida, la migliore del lotto.
Liminality è un ottimo lavoro impeccabile e versatile, che si scaglia con rabbia verso una parabola di suoni ricercati e aggressivi dando quel sapore nuovo e illuminante.
(Taxi Gauche Records, 2025)
1. The Onion Man
2. Reflections
3. The Pull
4. Colossus I
5. Colossus II
6. Colossus III
7. Pause Cigarette
8. Neon Gloom
9. Blurred Sight
10. Happiness Relay
11. Secluded
12. Upheaval