Più ascolto questo disco e meno sento le influenze stoner e sludge che, a quanto pare, hanno contraddistinto il recente passato della band parigina. La componente hardcore, di quella corrente moderna che trovo alfieri in band come Mastodon e similari, è ben presente: qui in Bicephalous, l’album nuovo, come nelle precedenti uscite discografiche. I Tigerleech si sono formati nel 2013, hanno all’attivo un paio di dischi e una discreta attività live, quindi se il suono in passato poteva sembrare poco centrato, grezzo, a tratti ingenuo, c’è da dire che con questo nuovo lavoro le cose sono migliorate parecchio. Accanto alla venatura hardcore io ci sento tanto, anzi tantissimo, un rimando al thrash dei primi anni Novanta, soprattutto quello americano. Molti pattern, molti riff sembrano uscire dalla Bay Area; con quelle melodie, a tratti ruffiane, quelle linee vocali che trasformano ogni strofa in un anthem, i cori che fanno salire la scimmia. C’è irruenza, sì. C’è sudore, sì. Ma c’è anche tanta cura nella forma canzone, si sente che i Nostri sono cresciuti a pane e heavy metal, la roba vecchia che, guarda un po’, non invecchia proprio mai.
E quindi Bicephalous, come da titolo, è un album sì con due teste, ma soprattutto con due anime: una più stradaiola, struggente e sanguigna – l’hardcore – e una più potente, melodica ed epica – il metal e il thrash. I francesi sono riusciti ad amalgamare le due anime vibranti del loro songwriting, ottenendo una formula (quasi) perfetta. Ad un sound corposo e denso, con quelle chitarre lente e circolari – a lambire litanie proto-doom – e una sezione ritmica pachidermica, hanno aggiunto la sfrontatezza del thrashcore (si senta “Otoshimae” con la sua coda finale che pare uscita dai primi dischi dei Voivod). E che dire di “Hara-kiri of the capitalist model by its own users” che puzza di New York, con quel suo approccio volgare noise, così sgraziato e sbilenco che non ci si crede come possa sorreggersi.
I Tigerleech, probabilmente anche grazie all’ingresso di un secondo chitarrista, hanno allargato le maglie del proprio sound e Bicephalous, che non è ancora il diamante abbacinante che i cinque vorrebbero, rappresenta una pietra – non così grezza – sulla quale poterci lavorare. Già si intravedono promettenti bagliori.
(Octopus Rising, 2025)
1. When you cross the border
2. Bicephalous
3. Otoshimae
4. King of the white castle
5. Feeble…
6. …again
7. Late regrets
8. The art of do it yourself
9. 321 Ignition
10. Hara-kiri of the capitalist model by its own users
11. The last light we saw