
A distanza di qualche mese Neffa pubblica la seconda parte di Canerandagio, un lavoro che ha sancito il suo rientro nel mondo del rap. Con la prima parte mi ero già espresso sulla cronaca artistica dell’uomo di Scafati, sul valore e sul significato di un ritorno così aspettato, desiderato, finalmente ascoltato e amato. Un album che ha comprovato come possano passare gli anni, trovandosi alle soglie delle 60 primavere, mantenendo vivo lo stesso ardore di una gioventù uscita malconcia sì, e come può essere diversamente per chiunque viva davvero la vita reale e fanculo il mondo virtuale dei social media/drama? E soprattutto conservando in salute una qualità musicale che dai, inutile girarci intorno, rappresentava l’unico dubbio, nonostante Neffa, nelle sue varie incarnazioni, non abbia mai deluso anzi, questo guaglione ha cacciato sempre l’asso vincente.
Lecito pensare che tutte e venti le canzoni siano state scritte nello stesso periodo, la suddivisione in due capitoli quindi va vista solo come una logica commerciale che rimanda in parte ai tempi dove le opere venivano pubblicate in due o più parti, fossero concept o meno poco importa. Precisato questo, la struttura della seconda parte è speculare a quanto ascoltato questa estate, ossia un lotto di brani con featuring che cavalcano quarant’anni di discografia, dividendo le ospitate tra personaggi storici dell’universo hip hop (Kaos, J-AX, Jake La Furia) a nuove leve e/o artisti che hanno ibridato il proprio sound (nayt, Coez, Mahmood, Salmo) ma ciò non toglie che si sentano sostanziali differenze tra i due capitoli. Se nella prima parte i brani avevano quella grinta sana, quella cazzimma che sapeva di giusta rivalsa, di mettere un punto alle tante cazzate dette e sentite, sempre stando ben lontani dalla monnezza del dissing (figlio bastardo di due cugini già cretini di loro), in questi dieci nuovi brani si respira un’aria più leggera, con liriche ugualmente grondanti vita ma senza lasciarsi andare a sfoghi da vena chiusa e poca aria al cervello. La prima parte dava la netta impressione di una porta spalancata a calci, con un Neffa che rientrava nel giro che conta con la sua impulsività e tanti anni da recuperare. La seconda parte invece lo vede sedersi al tavolo, ordinare da bere, schiarirsi la voce e parlare con ritrovata serenità. Musicalmente Canerandagioè un’opera che in un’ora mette in fila tutti i dettami di un genere, con una freschezza compositiva che ben pochi hanno, andando a coniugare diversi modi di intendere e interpretare il rap; i featuring dovrebbero servire a questo, mettere un virus all’interno del proprio organismo stilistico, lasciandosi infettare positivamente, evolvendo per sopravvivere. Neffa ha l’intelligenza di lasciarsi condurre da cantanti più giovani e da chi non ha mai smesso di fare rap in questi anni. Si lascia trasportare, aggiungendo il suo flow e le sue metriche, forse un pelo arrugginite – sensazione che si avverte nella prima parte, che non toglie nulla al sentito finale – ma certamente sincere; insomma, sarebbe stato ridicolo se avesse cercato di fare il giovane, fighetto, attento alla tecnica. Per fortuna ha desistito dai seducenti canti del botox stilistico, restando l’artista unico che abbiamo amato, anzi, che amiamo da anni. Praticamente da sempre. La sopravvivenza dicevamo, è il tema portante di questo convincente ritorno alle sonorità nere di Neffa. Un album dei ricordi che prende il passato, lo traghetta nel presente, pronto a ripartire mò, verso il futuro. In venti canzoni la sopravvivenza diventa metamorfosi, Neffa sembra quasi abbia voglia uscire dal vecchio lui, esperienza extracorporea, lasciando a noi Giovanni Pellino. C’è malinconia e c’è accettazione, si è fatto tutto, si è caduti, rialzati, fermati a guardarsi attorno, l’elenco infinito di se e di ma, utile come carta igienica usata, perché il rimuginio è nocivo due volte, non serve mai a nulla, è sale sulle ferite.
Le dieci nuove tracce sono acqua fresca, medicina giusta per guarire dai demoni del passato, una finestra spalancata sul futuro, mentre si cambia l’aria in una stanza rimasta chiusa per troppo tempo. Credo che questo disco possa mettere un punto sulla carriera del Nostro, andare in pensione, andare in pace, andare verso il sole. La Storia rimarrebbe, già sai che, indelebile.
(Numero Uno, Sony Music, 2025)
1. Show
2. Biancoenero (feat. Jake La Furia)
3. Domani (feat. nayt)
4. Inquinare (feat. Coez)
5. Burnout
6. Deidellolimpo (feat. Kaos)
7. Santosubito/Rubik
8. Unocomeme (feat. J-AX)
9. Lunarossa (feat. Mahmood)
10. Addio (feat. Salmo)


