Ognuno di noi è alla continua ricerca di sonorità che ci facciano sentire a casa, respirare a pieni polmoni, creare una sorta di rifugio per ogni situazione e staccare il cervello lasciandosi trasportare da sonorità intime, da cui ci si sente compresi.
Questi sono gli A River Crossing, band svizzera dedita ad un post-rock abbastanza classico, come base di partenza, misto all’indie rock ed allo shoegaze più emotivi. Parliamoci chiaro: chiunque cerchi innovazione, sonorità sperimentali, album al di fuori dalle righe e di avanguardia, con ogni probabilità starà lontano da Forsaken, perdendo però l’opportunità di toccare con mano l’anima di questi ragazzi che, nel full length in questione, trovano una decisa quadratura, coesione e coerenza tipica di quei lavori che alle spalle hanno molto lavoro e ricerca.
I Nostri fanno uso di ottimi intrecci armonici e melodici che, per forza di cose, tendono a portare l’ascoltatore in un posto sicuro cullandolo fra melodie sognanti, capaci di evocare immagini paesaggistiche e di lande sconfinate. È un disco che lascia un retrogusto speranzoso e malinconico, tratto peculiare di gruppi altisonanti quali Mogwai, Caspian ed Explosions In The Sky, e componenti che pescano da altri generi quali post-black e blackgaze, attingendo a piene mani da artisti come Alcest, il quinto brano “Spines” ne è un esempio, o dai Saor, per via di alcuni giri melodici che, a chi scrive, richiamano la musica folk nordica, specie in alcuni frangenti nella traccia d’apertura “Ashes”. La band non si lascia intimidire da qualche sfuriata più sludgy tendendo ad approcciarsi a territori più vicini al post-metal che al post-rock, decisamente più pesanti e cadenzati che il sottoscritto ha particolarmente apprezzato. Il quartetto svizzero, globalmente, mette insieme pezzi di buona intensità ed emotività, con la pecca di avere, però, quasi tutte struttura e tendenze abbastanza simili. Forsaken tende a calare nella seconda metà dell’ascolto, la quale risulta essere una versione molto simile alla triade iniziale “Ashes”, “Hidden”, “Torn” che rimane piacevolmente impressa, sia per i motivi molto catchy che idee compositive e forma-canzone.
Gli A River Crossing hanno sicuramente una storia da raccontare a chiunque decida di porre la propria attenzione nei confronti della loro sesta pubblicazione, la prima per Antigony Records, trovando spunti molto interessanti e sezioni che sicuramente sarebbero potute essere gestite meglio per i motivi suddetti. È un disco che va decisamente oltre la sufficienza lasciandosi ascoltare e riascoltare, soprattutto per via della produzione impeccabile che innalza di parecchio il livello generale dell’album, che non rimane, comunque, indimenticabile.
(Antigony Records, 2021)
1. Ashes
2. Hidden
3. Torn
4. Death
5. Spines
6. Tar