Quando c’è amore, c’è tutto, no? Ce lo dimostrano marito e moglie, Ashwin e Shara Deepankar da Chicago (anche se le origini, come si evince dal cognome, sono da cercarsi in altri luoghi del pianeta). Shara si occupa di tutte le linee vocali mentre Ashwin è tentacolare nel dividersi tra chitarre, basso, tastiere, batteria e percussioni: hanno scelto il nome hindi Aatmaa che indica l’anima. E di anima, di cura per essa, in questo Cataclysm – che è il loro debutto – ce n’è tantissima. Il progetto nasce durante la pandemia, uno sbocco creativo per uscirne sani mentalmente e spiritualmente. Ogni brano è un bugiardino che illustra gli aspetti della vita, gli effetti indesiderati, le controindicazioni, il quantitativo da usare per star meglio, o cercare quantomeno di tirare un sospiro di sollievo e lasciar scorrere la notte.
Il rock a tutto tondo dei Nostri abbraccia diversi sottogeneri: indie, post rock, prog, elettronica, nu metal, pop di classe, quasi elitario in alcuni passaggi. L’opener del disco, “Suffering Ahead”, è un proiettile sparato nel buio. L’andamento caracollante dei primi minuti viene spazzato via da una batteria effettata, un attacco noise condotto ugualmente con una classe sopraffina. La voce di Shara – spoiler: sarà così per tutto l’album – è il Caronte che ci conduce in un viaggio unico, capace com’è di prendere il centro della scena, lì sul palco della vita, recitando per noi le difficoltà che puntellano, purtroppo, ogni singolo giorno. Il pop elettronico di “Low Lights” ci lecca le ferite, quando ci sentiamo persi, non capiti. Quando lo specchio riflette l’ignoto. E davanti ad una perdita di una persona cara, “Solstice” è un sussurro leggerissimo, una carezza dall’aldilà. Ashwin ha una calligrafia matura, capisce sempre quando fare la cosa giusta; quando va in sottrazione, lasciando che i brani risultino asciutti – ed è qui che la voce di Shara raggiunge le stelle – oppure quando alterna vigore e sudore a momenti più intimisti, dove raccogliersi in meditazione. Tutte le canzoni risultano così riccamente variegate che possono attecchire nel cuore di ogni ascoltatore, al di là dei propri gusti personali. Piace il black metal? Piace il prog? L’avantgarde, il pop, l’avanguardia? Cataclysm è un vestito elegante per ogni situazione. Alta sartoria musicale. Gli Aatmaa scrivono così una serie di brani che fanno della sobrietà e della delicatezza i loro punti forti. Anche quando “Hidden Bruises” attacca con un riff che pare caduto dalle scale e che fa da apripista ad una seconda parte del disco molto più energica, non c’è mai la sgradevole sensazione di aver a che fare con musicisti sprovveduti – come accade a tanti altri, quando i brani si fagocitano gli stessi autori – o peggio, con artisti votati al facile ascolto, venghino siore e siori che c’abbiamo il mood fresco di giornata.
Una cifra stilistica, una coerenza, un tracciare una netta linea di demarcazione, ecco cosa fanno i coniugi Deepankar. Mettono le cose in chiaro e lo fanno alla grandissima con un debutto che è un mezzo capolavoro.
(Autoproduzione, 2024)
1. Suffering Ahead
2. Low Lights
3. The Worst In People
4. Her Stoning
5. Solstice
6. Hidden Bruises
7. Where The Power Lies
8. It Sleeps
9. Dementia Pending