La storia degli inglesi Abduction, dietro ai quali sostanzialmente c’è solo una persona, Phil Illsley aka A|V, il quale si avvale di volta in volta di altri musicisti come session, è lunga e appassionante come le peggiori telenovelas. Facendone un sunto, possiamo dire che i primi dischi erano più fighi, secondo l’assioma che recita “vendi tre copie, ti cagano in quattro, pubblichi per un’etichetta che registra in cantina, allora sei il migliore di tutti” (che poi, è mediamente la filosofia del merdallaro, eh), mentre qualche anno addietro, firmando per una succursale di una major – Universal – il progetto pare aver perso smalto e credibilità. Ora non so se le cose siano contrattualmente cambiate, ma direi che possiamo tutti magnare sereni.
A me di questi ragionamenti può fregare tanto quanto un cane possa interessarsi di termoidraulica, mi limito ad ascoltare questo Existentialismus, sei tracce medio lunghe di un blackened death metal che suona bene, se non benissimo. Alla faccia dei criticoni duri e puri che nell’anno 2025 non si accorgono di essere fuori tempo massimo, ma tant’è. L’ispirazione dei Deathspell Omega è palese, a tratti ingombrante, ma gli inglesi riescono ugualmente a portare a casa il risultato, confermandosi come una delle realtà più intriganti del metal estremo. Con dissonanze come se piovesse, diversi registri vocali – adoro quello che pare un rospo col catarro – che si uniscono a rallentamenti sulfurei, poi le ripartenze in blast beat, una continua e appiccicosa sensazione di malvagità, che regala così un costante malessere, i sei brani sono uno migliore dell’altro. La produzione è ottima, non pastosa, hanno scelto di rendere ogni strumento facilmente distinguibile, optando per un suono cristallino. D’altronde il black metal contemporaneo prevede proprio una maggiore cura nei dettagli, perché non è detto che se suoni marcio sei sempre dalla parte della ragione.
Per trasmettere un disturbo, per evocare i peggiori incubi, per creare un ponte tra musicista e ascoltatore, ci sono svariati metodi. Quello che conta, oltre al risultato finale, è come scegli di portare avanti il tuo discorso artistico, ed in questo caso Phil Illsley pare avere le idee non chiare, chiarissime, su come debba continuare a crescere la propria creatura. Existentialismus è probabilmente l’album migliore della band, uno dei più belli usciti quest’anno, un manifesto di maturità e consapevolezza, che fa sperare per un prosieguo ancor migliore.
(Candlelight Records, 2025)
1. A Legacy of Sores
2. Pyramidia Liberi
3. Truth is as Sharp a Sword as Vengeance
4. Blau ist die Farbe der Ewigkeit
5. Razors of Occam
6. Vomiting at Baalbek