Quello di Abul Mogard è un nome che circola nel panorama ambient/drone da dieci anni, e fin dai suoi esordi ha catturato l’attenzione per le atmosfere sognanti e avvolgenti delle sue composizioni. La sua storia è atipica, dato che per gran parte della sua vita comporre musica non è stata sua competenza, ma dopo una carriera lavorativa passata in fabbrica, una volta in pensione le sonorità dei sintetizzatori e degli effetti che dominano i suoi pezzi gli hanno permesso di contrastare il silenzio e trovarsi circondato da suoni che gli ricordano quelli che un tempo caratterizzavano le sue giornate. Canzoni che nascono dall’introspezione dell’artista serbo, una forma di dialogo con sé stesso, e che con loro modo di svilupparsi istintivo hanno caratterizzato i suoi ultimi dieci anni di vita, in cui le produzioni sono state pubblicate senza particolari intervalli. Si giunge così a questo In a Few Places Along the River, suo settimo lavoro, escludendo alcune collaborazioni.
In questo decennio di carriera musicale Mogard è sempre stato fedele allo stesso stile, non cambiando mai rotta in maniera radicale, pur non cadendo mai in una ridondanza inespressiva. Ciò che ci ritroviamo davanti con le tre tracce di questo nuovo lavoro segue ciò che ci si poteva aspettare, rivisto in chiave ancor più densa e minimalista. La lunga e conclusiva “Along the River” è l’unico pezzo che ha la firma del musicista stampata in primo piano, dominata dalle atmosfere nostalgiche generate dalle trame dei sintetizzatori che hanno sempre caratterizzato le sue composizioni. Per quanto riguarda gli altri due pezzi, son canzoni ancora più ridotte all’osso che non vanno a stravolgere le sensazioni provate durante l’ascolto, ma mettono in primo piano suoni scenari più criptici e ruvidi. Ci sono momenti in cui l’essenza onirica e avvolgente lascia totalmente o quasi lo spazio a suoni imponenti e attimi oscuri, che prendono vita e ci fanno sentire minuscoli. Per com’è strutturato il disco, con prima gli attimi di tensione che nella seconda metà si vanno ad allentare, il risultato finale si può interpretare con una profonda riflessione che viene assimilata e superata in tranquillità, dopo una necessaria contemplazione all’inizio, da contemplare nella sua totalità, che man mano viene assimilata e superata.
In a Few Places Along the River è un lavoro molto intimistico, con attimi che sanno di introspezione pura e altri che denotano tocchi nostalgici. Abul Mogard prosegue la sua carriera andando a ritoccare il suo stile quel poco che basta per distinguere i vari album, donando loro un’identità propria, ma le fondamenta non sono mai variate in maniera sostanziosa. Con quest’ultima sua fatica l’artista serbo ha ritoccato la sezione drone del suo repertorio, caratterizzate da sensazioni più malinconiche e distaccate, non raggiungendo i picchi della sua discografia, ma confermando il livello costante delle sue composizioni.
(Autoproduzione, 2022)
1. Against a White Cloud
2. In True Contemplation
3. Along The River